Analisi dei due nodi costruttivi problematici del piano terra e come risolverli
Nella progettazione degli edifici nZEB, in particolare quelli con tamponamento in laterizio, si presentano due nodi costruttivi che richiedono un certo impegno progettuale per la correzione dei ponti termici che essi determinano. Ecco un'analisi sulla connessione fra il cappotto e l’isolamento del piano terra.
CONSIGLIO NON RICHIESTO N.6
I Consigli Non Richiesti è una rubrica a firma di Sergio Pesaresi. Una rubrica sottovoce che cerca di approfondire alcune tematiche importanti e problematiche per aiutare i progettisti a scegliere la strada migliore.
Nella progettazione degli edifici nZEB, in particolare quelli con tamponamento in laterizio, è fondamentale affrontare due nodi costruttivi che richiedono particolare attenzione nella correzione dei ponti termici. L'articolo che segue analizza la connessione tra il cappotto e l'isolamento del piano terra.
Cappotto termico e i nodi più critici
Nella progettazione dei nuovi edifici nZEB, in particolare quelli con tamponamento in laterizio, si presentano due nodi costruttivi che richiedono un certo impegno progettuale per la correzione dei ponti termici che essi determinano. I nodi problematici sono quelli relativi alla connessione fra l’ isolamento termico a cappotto esterno e l’isolamento della parte inferiore dell’involucro riscaldato e che interessano il piano terra.
Il piano terra può essere infatti composto da porticati aperti, da locali non riscaldati o da locali abitati e quindi riscaldati. Nei primi due casi (porticati aperti o locali non riscaldati) la coibentazione interessa il solaio che divide il piano terra dal piano superiore abitato e può essere posto all’intradosso o all’estradosso del solaio stesso, mente nel terzo caso (locale riscaldato) il solaio di calpestio può essere posizionato sul terreno, su vespaio aerato collegato con l’esterno o su un piano interrato non riscaldato.
Eccettuato il caso di fondazioni calde, cioè coibentate nell’interfaccia fra fondazione e terreno, soluzione molto adottata nelle costruzioni in legno e quasi mai nelle costruzioni con telaio in cca e tamponamenti in laterizio, l’isolamento termico deve in qualche modo attraversare le pareti esterne per collegarsi con il cappotto termico.
E’ noto che il modo più efficiente per risolvere i ponti termici è quello consigliato dai protocolli di qualità costruttiva, come CasaClima o il Passivhaus, che prevede di porre l’intero edificio all’interno di una linea (rossa ) tracciata da una matita che non si solleva mai perché non incontra ostacoli (muri, solai, coperture, balconi…). Nel nostro caso la matita, invece di deve sollevare, come rappresentato in fig. 0.
In questo caso si determina la formazione di un ponte termico che, come sappiamo, va risolto. Principalmente per evitare la formazione di condensa superficiale e di muffe che nuocciono gravemente alla salute degli abitanti o di condizioni di discomfort abitativo, e anche per eliminare sprechi inutili di preziosa energia termica.
Proviamo ad analizziamo il caso relativo allo schema di destra della fig. 0, ossia quando l’isolamento orizzontale è posto all’intradosso del solaio di calpestio del locale riscaldato: si nota che l’isolamento si interrompe in corrispondenza dei muri perimetrali e viene a mancare la continuità (la matita rossa trova un ostacolo) con il cappotto termico. Questo discontinuità determina la formazione di un ponte termico.
Analizziamo il comportamento termico del nodo attraverso la sua schematizzazione agli elementi finiti (ho utilizzato il software Iris di TEP-ANIT).
Dal diagramma agli “infrarossi” (dove un colore freddo rappresenta temperature basse mentre un colore caldo significa temperature più alte) si notano le isoterme che si avvicinano, raffreddandolo, allo spigolo interno fra solaio e parete. Non riporto il valore della temperatura superficiale minima perché questa è figlia della condizione di temperatura esterna che è conseguente alla località in cui è posto l’edificio.
Ritengo più pertinente esaminare l’andamento delle isoterme per trarre le conclusioni generali e lasciare ad
ogni progettista la valutazione nella sua situazione reale.
Negli edifici nZEB, nei quali è necessario ottimizzare tutti i dettagli costruttivi in termini di efficienza energetica e di comfort abitativo è assolutamente necessario trovare una soluzione a questo nodo.
Una soluzione può essere ottenuta interponendo fra cappotto e isolamento orizzontale un “pezzo speciale” che sostituisca, proprio nel senso materiale, il blocco di laterizio posto alla base del muro. Il “pezzo speciale” potrebbe essere realizzato utilizzando ad esempio un elemento in silicato di calcio o in XPS (elenco non esaustivo). Oppure si può pensare di migliorare la resistenza termica del blocco di laterizio utilizzato attraverso il riempimento delle sue cavità interne con materiali coibenti sfusi, quale ad esempio perlite, lana di roccia o fibra di cellulosa (elenco non esaustivo), da costipare con attenzione. Il materiale utilizzato o la soluzione adottata devono chiaramente garantire, oltre alla resistenza termica comparabile a quella del cappotto e dell’isolante orizzontale, anche una resistenza alla compressione adatta a sopportare il peso del tamponamento posto superiormente. Altra caratteristica richiesta è l’isotropia termica del materiale vista la sua posizione d’angolo. Sul mercato sono presenti materiali studiati appositamente a questo scopo.
Confrontiamo ora, ancora tramite l’analisi agli elementi finiti, la risposta offerta dalla soluzione proposta...
.. CONTINUA LA LETTURA NEL PDF IN ALLEGATO.
Nel pdf si analizza la soluzione proposta guardando alle isoterme dei nodi costruttivi e ai particolari per conoscere e saper risolvere le problematiche che si presentano in ottica qualità costruttiva e di progettazione nZeb.
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