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Altro che BIM: LLM! Dai modelli informativi ai modelli linguistici

La crescita della maturità digitale nelle costruzioni e nell'immobiliare, evidenziando le sfide nell'adozione di nuove tecnologie come il BIM e le implicazioni dei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM). Si discute il possibile impatto sulla trasformazione del mercato e sulla necessità di una maggiore consapevolezza delle nuove tecnologie.

BIM: evoluzione della maturità digitale nel settore edilizio e i modelli linguistici

Il soggetto di queste brevi note riguarda la possibile evoluzione della maturità digitale del settore della costruzione e dell'immobiliare nel Nostro Paese: la tesi di fondo è data dalla affermazione secondo cui vi sia una oggettiva difficoltà, da parte della maggior parte degli operatori, su entrambi i versanti del contratto, pubblico e privato, a fare propri i portati ultimi che riguardano la centralità del dato e, contemporaneamente, che, di là dell'eventuale obbligo di adempimenti formali, l'aspettativa diffusa, laddove esistente, sia principalmente, se non esclusivamente, concentrata sul miglioramento di alcune prassi tradizionali, che si potrebbero definire analogiche.

La convinzione, infatti, secondo cui il passaggio dal tecnigrafo al CAD sia cosa diversa da quella dal CAD verso il BIM non implica che vi sia davvero un cambiamento radicale.

Di conseguenza, la reale criticità che si possa riscontrare nel conseguire una sufficiente maturità digitale potrebbe condurre a due ipotesi alternative, ma non esclusive:

  • l'arresto della transizione digitale alla ottimizzazione dei processi consolidati, in un contesto prevalentemente documentale;
  • il passaggio a un ambito avanzato, permesso da dispositivi di Artificial Intelligence, che supportino o che suppliscano tali difficoltà oggettive.

Questi dispositivi, tuttavia, per quanto in rapida evoluzione, presentano forti limitazioni dovute alla loro natura, richiedono tempi consistenti di consolidamento della loro affidabilità e implicano la disponibilità di corpus linguistici impegnativi da definire e di potenze di calcolo per farlo non accessibili ai più: eppure, si delineano come una via quasi obbligata, con tutte le loro incognite.

La prospettiva che queste riflessioni vogliono dipingere consiste nel progressivo affrancamento complessivo del dato strutturato dal documento testuale, o da altri supporti multimediali, realizzabile forse in parte grazie ai modelli linguistici di grandi dimensioni, vale a dire con lo scopo che qualsiasi azione effettuata in una commessa (procedimento o progetto, che dir si voglia) possa essere trasposta in basi di dati, anziché in documenti, in basi estraibili, analizzabili, collegabili, confrontabili, verificabili: inclusi, ovviamente, i modelli informativi.

Con questa affermazione si vuole significare che lo scenario muterebbe radicalmente laddove non solo i contenitori informativi utilizzati nel corso dell'affidamento ovvero dell'esecuzione di un contratto pubblico di servizi di ingegneria e di architettura di carattere geometrico-dimensionale (come gli elaborati grafici) o di natura computazionale (come i calcoli strutturali o impiantistici), ma anche di genere testuale (come qualsiasi documento altro di origine economico-finanziaria, giuridico-amministrativa e tecnico-contabile), fossero ricondotti a basi di dati strutturati e potessero essere interpretati dalle macchine.

Il che, peraltro, potrebbe comportare il serio rischio di un riduzionismo che impoverisca la ricchezza semantica dei contenuti informativi attualmente presenti negli elaborati documentali tradizionali, oltre a costituire la necessaria premessa per una parziale automazione dei processi, ma rappresenta la quintessenza della digitalizzazione, per quanto l'ambiguità dei testi contribuisca attualmente ad alimentare i conflitti e i contenziosi.

È che, tuttavia, per designare linnovazione o la trasformazione digitale del settore della costruzione e dell’immobiliare chiunque non possa che fare ricorso all’acronimo BIM. Tale acronimo, ormai presenta una storia autonoma, da ciò che esso intende indicare, ultratrentennale.

La sua fortuna risiede nel fatto che, nonostante che riguardi principalmente basi di dati strutturati e relazionali di natura alfa-numerica, il digitale sia identificato sostanzialmente con gli elementi geometrico-dimensionali, particolarmente tri-dimensionali, con le relative possibilità di visualizzazione, di associazione e di manipolazione.

L’elaborazione della tri-dimensionalità, ad esempio, collegata a una nuvola di punti o a una fotografia sferica, piuttosto che alla realizzazione di una sequenza costruttiva o all’introduzione della rappresentazione in un contesto di realtà miste o aumentate, suscita, in effetti, molto più interesse della generazione di abachi oppure di elenchi di proprietà, ma risulterà maggiormente decisivo, ai fini del ragionamento, il nesso tra i modelli informativi e le basi di dati semantiche, con le triple del Resource Description Framework (RDF) e con i Knowledge Graph (KG).

Di conseguenza, è arduo cercare di sostituire all’acronimo in oggetto altre locuzioni più appropriate ed esaurienti, quali Information Management e gestione informativa digitale.

In altre parole, per farsi comprendere rapidamente, qualunque operatore è, di fatto, costretto a impiegare questa modalità. Ciò oggettivamente impedisce di intuire l’autentica natura del fenomeno della digitalizzazione e costituisce un indicatore eloquente di una scarsa maturità digitale dell’ambito.

D’altronde, una volta compreso approssimativamente il contesto, chiunque si occupi del tema in altri settori economici non pare specialmente impressionato, poiché lo riconduce a questioni ormai affrontate da tempo. La questione è data, perciò, dai diversi stati di necessità che i settori economici devono affrontare: quello in questione ha potuto sinora fare a meno della digitalizzazione in maniera capillare.

L’acronimo BIM, che sta per Building Information Model, è ormai noto, in termini di familiarità, a molti operatori del settore della costruzione e dell’immobiliare, con un forte potere evocativo, benché tendenzialmente indeterminato, stante a significare l’introduzione nella transizione digitale.

Molti di meno, rispetto alla platea complessiva, sono, ovviamente, coloro che lo praticano in maniera strumentale.

 

Transizione e trasformazione digitale

Ancora in misura minore figurano quelli che ne possiedono le chiavi interpretative: il che induce a ragionare sulla relazione che possa intercorrere tra transizione e trasformazione, intendendo con la prima parola l’inizio di un percorso, che potrebbe rivelarsi in buona misura solo nominale, e con il secondo termine l’interiorizzazione del cambiamento della struttura del mercato e del posizionamento degli operatori in esso, non poca cosa.

Si deve, infatti, ribadire che per molti operatori della domanda e dell'offerta, il tema rimanda a una ennesima costrizione, da assolvere passivamente, senza che interessi un reale cambiamento di efficienza e di efficacia.

In ogni caso, almeno per il versante della domanda pubblica, OICE, tra gli altri, fornisce da anni un rapporto periodico specifico di dettaglio in cui se ne racconta l’evoluzione sotto questo profilo, mentre altri centri studi, come quelli di ANCE e del CRESME narrano l’evoluzione digitale del mercato entro il contesto più ampio: denominatore comune è la constatazione secondo la quale il mercato della costruzione e dell’immobiliare, anche a prescindere, almeno in parte da digitalizzazione e da sostenibilità, sia notevolmente mutato nel corso degli ultimi decenni, con il nuovo ciclo dell’ambiente costruito.

Da questo punto di vista, digitalizzazione e sostenibilità possono fungere non solo da fattori determinanti di una politica e di una strategia industriale, ma anche come strumenti reputazionali nei confronti dei decisori politici e finanziari che, in ultima analisi, ne influenzano considerevolmente le sorti.

Per questo motivo, quello sulla digitalizzazione, oltre a essere un argomento significativo intrinsecamente, può divenire, appunto, accoppiato nella Twin Transition alla sostenibilità, un leitmotiv essenziale per un récit: ragion per cui il racconto, anche nella sua versione più retorica, svolge una funzione non trascurabile, a patto che, nella ripetizione distratta, non divenga esausto.


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