Alpewa: un contributo essenziale per il Biotopo del MUSE di Trento

Il principale ostacolo era di realizzare un lago in uno spazio delimitato da tre muri

Il Museo delle Scienze di Trento (MUSE) si arricchisce di un'opera straordinaria grazie all'azienda Alpewa di Bolzano, che ha fornito le membrane in EPDM per la realizzazione di un biotopo di fondovalle con valenza espositiva e didattica. Questa innovativa iniziativa, parte integrante del progetto complessivo del quartiere, è stata ideata per offrire ai visitatori un'esperienza immersiva e coinvolgente nell'ambiente naturale delle zone umide di fondovalle.
Il progetto, ideato dallo studio Renzo Piano Building Workshop e completato nel 2012, prevedeva la creazione di un piccolo lago adiacente alla serra tropicale del MUSE. Tuttavia, il principale ostacolo fu rappresentato dalla necessità di progettare un lago all'interno di uno spazio delimitato da tre muri. Per risolvere questa critica problematica, è stato necessario un approccio creativo ed ingegnoso.

Una soluzione ingegnosa per una sfida critica

Al fine di superare questa sfida architettonica, gli ideatori del progetto immaginarono un lago molto più ampio di quanto richiesto, per poi realizzarne effettivamente solo un quarto. In questo modo, due dei muri sono stati utilizzati come confini naturali del quadrante, mentre il terzo è stato abilmente nascosto fra le sponde, dando l'illusione di un lago completo. Questa soluzione brillante ha permesso la realizzazione del biotopo, preservando l'integrità delle strutture preesistenti e offrendo ai visitatori un'esperienza autentica di immersione nella natura.

Un Biotopo straordinario per esperienze indimenticabili

Il biotopo del MUSE copre un'area totale di 1600 mq, di cui circa 1000 mq sono dedicati al bosco umido e ai percorsi per i visitatori, mentre gli altri 600 mq ospitano il lago, che raggiunge una profondità massima di 1,80 metri. All'interno di questa meravigliosa oasi, vengono ricreate alcune delle tipiche ambientazioni delle zone umide di fondovalle, tra cui l'ontaneta, il molinieto e il cariceto.

Il ruolo cruciale delle membrane in EPDM di Alpewa

Per la realizzazione del fondo del lago, è stata utilizzata la membrana in EPDM GeoGard fornita da Alpewa. La scelta di questo materiale è stata guidata dalla sua notevole resistenza, dalla facilità di stesura e soprattutto dalla sua atossicità, garantendo un ambiente sicuro ed ecocompatibile per la flora e la fauna presenti nel biotopo.

L'Area Tecnica del Museo ha riconosciuto l'importanza di collaborare con aziende di alto livello come Alpewa di Bolzano per garantire la realizzazione di un progetto di qualità e sostenibile. La membrana in EPDM fornita da Alpewa si è dimostrata essenziale per la creazione di questo ambiente naturale, permettendo di conservare l'acqua del lago in modo efficiente e sicuro.

Una Nuova Frontiera per il MUSE di Trento

Grazie al contributo di Alpewa di Bolzano, il biotopo del MUSE rappresenta una nuova frontiera per l'esperienza museale e un passo avanti nella sensibilizzazione verso la conservazione dell'ambiente naturale. Questo affascinante spazio espositivo e didattico offre ai visitatori la possibilità di immergersi nell'ecosistema delle zone umide di fondovalle, aprendo le porte a un'interazione consapevole con la natura.

L'azienda Alpewa si conferma dunque un partner affidabile e innovativo, capace di trasformare le sfide architettoniche in straordinarie opportunità di crescita e sviluppo, ponendo al centro della propria missione la sostenibilità ambientale e il rispetto per la natura. Grazie a questa sinergia tra ingegno umano e materiali all'avanguardia, il biotopo del MUSE di Trento si rivela come una delle attrazioni più affascinanti per i visitatori di tutte le età, ispirando la curiosità e la meraviglia verso il meraviglioso mondo naturale che ci circonda

Il biotopo in numeri

-2.000 metri quadrati, di cui 600 occupati dallo specchio d’acqua e 200 dalla zona palustre
-1,80 metri la profondità massima del laghetto
-80 le specie botaniche presenti fra acquatiche e palustri
-Oltre 4.000 piante messe a dimora
-Un anno e mezzo di lavoro, con una quindicina fra persone e ditte coinvolte