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Alla scoperta del Piano Nazionale del Mare: 16 "direttrici" per rilanciare tutti i settori interessati

Il Governo ha istituito il Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare (CIPOM) per sviluppare il primo "Piano del Mare" nazionale, mirando a coordinare le politiche marittime per promuovere la crescita economica sostenibile e il ruolo dell'Italia nel contesto internazionale. Ce ne parla in questa intervista Luca Vincenzo Maria Salamone, Capo Struttura di missione per le Politiche del mare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il mare deve diventare uno straordinario motore di crescita economica e sviluppo sostenibile

Qualche settimana fa il Governo ha ufficialmente presentato il Piano nazionale del Mare: si tratta della prima volta che viene redatto un documento di questo genere, che ha come obiettivo quello di sviluppare tutti quegli aspetti che ruotano attorno al mare e conseguentemente di riassegnare all'Italia un ruolo di primo piano nel "Mediterraneo allargato". 

Del "Piano Nazionale del Mare" ne parliamo in questa intervista con Luca Vincenzo Maria Salamone, Capo Struttura di missione per le Politiche del mare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (ma appena nominato come prossimo Direttore Generale dell'Agenzia Spaziale Italiana), che ci fornisce i dettagli del progetto.

Come nasce la proposta di redigere un Piano del Mare?

Luca Vincenzo Maria Salamone:

L’attuale Governo ha deciso di porre anche il mare al centro della propria agenda politica, affinché quest’ultimo diventi uno straordinario motore di crescita economica e sviluppo sostenibile. Per questo, è stato deciso, per la prima volta, di dotarsi di uno strumento interministeriale di coordinamento, ossia il Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare (CIPOM), composto da tutti i Ministeri, ben undici, che, a vario titolo, articolano le loro competenze sul mare.

Uno dei primi obiettivi del CIPOM è stato quello di redigere ed approvare il primo “Piano del Mare” nazionale, quale strumento volto a garantire lo sviluppo di quegli aspetti che ruotano attorno al mare, ritenuti essenziali per l’interesse nazionale e che sono in grado, se opportunamente coordinati, di riassegnare nuovamente alla nostra Nazione un ruolo primario nel contesto geopolitico nell’ambito del “Mediterraneo allargato” e, più in generale, nel contesto internazionale.

Il principio generale alla base di questo ampio progetto è, dunque, quello di prevedere una “cabina di regia unica”, che, in armonia con le politiche europee in materia, possa finalmente promuovere una politica programmata, integrata e coordinata per il mare al fine di assicurare la massima efficacia nell’adozione e nell’attuazione, anche attraverso la semplificazione amministrativa, delle decisioni in tutti i settori marittimi, permettendo all’Italia di poter aspirare a svolgere un ruolo di riferimento in sede europea nella definizione delle linee strategiche sovranazionali.

Dopo un intenso lavoro, detto progetto ha visto la prima concreta manifestazione con l’approvazione, il 31 luglio 2023, del primo “Piano del Mare” nazionale, di durata triennale, che a breve sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Su quali “pilastri” si basa il Piano e dunque quali saranno le principali azioni che saranno messe in campo per questo progetto?

Luca Vincenzo Maria Salamone:

L’impianto fondamentale consiste in una serie di “indirizzi strategici”, individuati dal legislatore e formalizzati nel decreto-legge n. 173 del 2022.

Questi ultimi costituiscono i macro-obiettivi politici, in materia di sviluppo della “risorsa mare”, che abbracciano materie dal contenuto ampio, allo scopo di realizzare la sintesi ed il coordinamento, verso una volontà di azione politica unitaria, delle principali funzioni amministrative afferenti al mare e alla marittimità, le cui competenze, negli anni, si sono disperse e frammentate, generando un sistematico calo dell’efficienza della macchina amministrativa nello sviluppo della “blue economy” nazionale, in spregio delle potenzialità di sviluppo delle cospicue grandezze socio-economiche che si articolano nell’ambito del “Sistema-mare”.

Allo scopo di sviluppare detti indirizzi in progetti concreti, il CIPOM è stato supportato dalla “Struttura di Missione per le Politiche del Mare”, che mi onoro di guidare, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che a sua volta si è avvalsa di dieci Esperti all’uopo nominati.

Una volta che il Piano sarà vigente, il compito successivo della Struttura di Missione sarà quello di monitorarne l’attuazione e valutarne la successiva implementazione. Al riguardo, va precisato che questo documento può essere definito “scorrevole”, nel senso che, per espressa previsione normativa, viene aggiornato annualmente in funzione degli obiettivi conseguiti e delle eventuali ulteriori priorità individuate dal decisore politico.

In tale direzione, il CIPOM, con il supporto della Struttura di Missione, adotta le iniziative idonee a superare gli ostacoli e le criticità eventualmente emerse, assicurando un coordinamento che sia il più possibile aderente alle reali esigenze del comparto marittimo.

Quali sono gli obiettivi del Piano del Mare e quante risorse saranno ad esso destinate?

Luca Vincenzo Maria Salamone:

Prendendo le mosse dagli indirizzi strategici, questi ultimi sono stati declinati in maniera trasversale all’interno del Piano, in considerazione della notevole ampiezza del settore di riferimento, articolandosi, quindi, in sedici “direttrici” fondamentali: si va dai porti alle rotte commerciali e spazi marittimi in generale, dall’energia all’ecologia e alle aree marine protette, dall’industria al turismo e alla pesca/acquacoltura. Per ciascuna direttrice sono state evidenziate le principali criticità emerse nella fase istruttoria, nonché le possibili soluzioni atte a superarle; il tutto nell’ottica del contemperamento e del coordinamento dei vari comparti, in modo da assicurare che lo sviluppo di uno non vada a mortificare l’altro, ma, al contrario, lo integri e lo completi.

Con riferimento alle risorse destinate, in primo luogo va precisato che non tutte le azioni proposte all’interno del Piano del Mare necessitano dell’impiego diretto di risorse finanziarie. Inoltre, va precisato che la delega alle politiche del mare, dalle quali è scaturito il Piano del Mare, pur non prevedendo risorse economiche direttamente impiegabili, ha lo scopo di convogliare e coordinare tutti gli sforzi delle singole amministrazioni partecipanti al CIPOM, verso una visione strategica unitaria.

Giova tuttavia precisare che le singole amministrazioni, a legislazione vigente, conservano del tutto inalterate le proprie funzioni di programmazione, gestione e spesa. Ne consegue che ciascuna amministrazione, in base agli obiettivi che verranno ritenuti prioritari all’interno dell’attività di coordinamento del CIPOM, valuterà come impiegare le risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi strategici afferenti al Piano ma riconducibili alle proprie specifiche competenze.

Il piano, voluto dal Governo, si baserà sulla collaborazione tra settore pubblico e privato?

Luca Vincenzo Maria Salamone:

Assolutamente sì. Infatti, il primo approccio conoscitivo delle criticità riguardanti i citati indirizzi, si è basato principalmente sulla partecipazione dei relativi portatori di interesse, tenendo ben presente il principio secondo cui l’esposizione delle problematiche da parte dei soggetti che direttamente vi si imbattono, costituisce la condizione necessaria per la soluzione delle stesse, soprattutto se realizzata attraverso la consultazione e partecipazione di questi ultimi al processo pianificatorio.

Tale partecipazione si è concretizzata, principalmente, nell’ascolto dei citati operatori, i cd. Stakeholders, i quali sono stati convocati in dieci audizioni tematiche, al fine di acquisire dagli stessi tutte le criticità rappresentate, nonché le informazioni necessarie per realizzare un Piano del Mare completo che consentisse di elaborare possibili soluzioni rispetto alle citate criticità per un rilancio complessivo della “Blue economy” nazionale.

Tali audizioni hanno richiesto un’intensa attività di gestione e coordinamento da parte della Struttura di Missione per le Politiche del Mare che, alla presenza dei dieci esperti designati, ha organizzato e svolto un totale di 83 audizioni, ascoltando oltre 190 stakeholder e raccogliendo 139 contributi presentati dai diversi portatori d’interesse.

Inoltre, se al numero delle singole audizioni si aggiungono anche i contributi ricevuti in sola forma scritta e si conteggiano anche i soggetti intervenuti alle n. 10 audizioni tematiche, come uditori, il totale delle parti intervenute sale a n. 342.
L’enorme bagaglio di informazioni ottenute ha rappresentato la base conoscitiva sulla quale questa Struttura, avvalendosi degli esperti del settore, ha sintetizzato i principali obiettivi, declinandoli nelle citate sedici “direttrici”.

Quali saranno i settori che beneficeranno maggiormente di questo Piano del Mare?

Luca Vincenzo Maria Salamone:

Come già detto, il Piano del Mare è votato al coordinamento delle iniziative riguardanti lo sviluppo, per quanto possibile, di tutti i settori che, a vario titolo, insistono sul mare. Pertanto, l’audace obiettivo fissato in questo progetto è quello di pervenire ad un generale miglioramento del comparto marittimo, ispirato al coordinamento di tutte le iniziative predisposte.

Naturalmente, non tutto potrà essere realizzato contemporaneamente, anche in considerazione delle diverse tempistiche legate al tipo e alla dimensione dell’intervento, fermo restando che sarà prerogativa del CIPOM stabilire le priorità di realizzazione, attraverso valutazioni di efficacia, efficienza e sostenibilità delle soluzioni proposte.

In tal senso, rilevano delle tematiche che senz’altro appaiono particolarmente urgenti, quali, ad esempio, la riforma del Codice della Navigazione, una disciplina snella e uniforme per i dragaggi, nonché i collegamenti con le Isole Minori. Non vanno, inoltre, dimenticate le questioni relative alla transizione ecologica e allo sfruttamento delle risorse geologiche dei fondali e alla sicurezza.

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