Alcune considerazioni preliminari di ingegneria sismica sul terremoto di Rieti
Alcune prime considerazioni di Edoardo Cosenza e Iunio Iervolino (Università di Napoli Federico II) sulle accelerazioni registrate e i danni subiti nei luoghi del sisma.
Un terremoto di magnitudo tra 6 e 6.2 (a secondo del modello di calcolo) è avvenuto la notte del ventiquattro agosto 2016 alle ore 03:36 italiane tra le province di Rieti e Ascoli Piceno. L’epicentro è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV ad una profondità di 4 km. L’evento sismico che, come talvolta succede, sembra non essere stato preceduto da uno sciame, è seguito, come invece sempre accade, da una sequenza di repliche, finora in accordo con consolidati modelli di letteratura.
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Analizzando gli spettri di risposta, per valori del fattore di smorzamento del 5%, si registrano rispettivamente accelerazioni di picco pari circa a 1g (AMT) e 1,8g (NRC), con valore della massima amplificazione spettrale rispettivamente pari a circa 2,6 e 5.
Le forme spettrali sono tali per cui le accelerazioni sono intense nell'intervallo 0.2s-0.3s, relativamente agli altri periodi. Questo intervallo corrisponde, grossolanamente, a strutture rigide (tipicamente le più basse). La tipologia di danni registrati sul patrimonio edilizio di Amatrice sembrerebbe, in mancanza di valutazioni più informate, compatibile con questa osservazione. Mentre i danni strutturali limitati riscontrati a Norcia potrebbero riflettere le tecniche utilizzate per il rinforzo sismico post terremoto Umbria-Marche del 1997.
La forma spettrale potrebbe anche spiegare perché ad Amatrice si sia salvata la struttura in cemento armato più alta, e relativamente flessibile, di figura 3, uno dei simboli di questo terremoto, avendo ricevuto azioni sismiche, in termini di accelerazioni, inferiori a quelle delle strutture rigide nelle vicinanze (a parità di eventuali effetti di amplificazione locale).
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