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Aggregati riciclati nel calcestruzzo: le Norme, l’evoluzione in Italia e in Europa e i pregiudizi da superare

Aggregati riciclati nel calcestruzzo: le Norme, l’evoluzione in Italia e in Europa e i pregiudizi da superare

GLI AGGREGATI RICICLATI NELLE VIGENTI NORME TECNICHE PER LE COSTRUZIONI
Le Norme Tecniche per le Costruzioni attualmente in vigore, emanate con D.M. 14 gennaio 2008 (Suppl. Ord. n.30 G.U. 04-02-2008 n.29), al Cap.11 (MATERIALI E PRODOTTI PER USO STRUTTURALE), 11.2 (CALCESTRUZZO), Par.11.2.9 (COMPONENTI DEL CALCESTRUZZO), 11.2.9.2 (AGGREGATI), affermano che “sono idonei alla produzione di calcestruzzo per uso strutturale gli aggregati ottenuti dalla lavorazione di materiali naturali, artificiali, ovvero provenienti da processi di riciclo conformi alla norma europea armonizzata UNI EN 12620 e, per gli aggregati leggeri, alla norma europea armonizzata UNI EN 13055-1”. Il sistema di attestazione della conformità di tali aggregati, ai sensi del DPR n.246/93, è 2+ per l’uso in calcestruzzo strutturale.
La stessa norma indica che: “È consentito l’uso di aggregati grossi provenienti da riciclo, secondo i limiti di cui alla Tabella 11.2.III, a condizione che la miscela di calcestruzzo confezionata con aggregati riciclati, venga preliminarmente qualificata e documentata attraverso idonee prove di laboratorio. Per tali aggregati, le prove di controllo di produzione in fabbrica di cui ai prospetti H1, H2 ed H3 dell’annesso ZA della norma europea armonizzata UNI EN 12620, per le parti rilevanti, devono essere effettuate ogni 100 tonnellate di aggregato prodotto e, comunque, negli impianti di riciclo, per ogni giorno di produzione.
 
Tabella 11.2.III
Origine del materiale da riciclo
Classe del calcestruzzo
percentuale di impiego
Demolizioni di edifici (macerie)
= C 8/10
fino al 100%
Demolizioni di solo calcestruzzo e c.a.
≤ C30/37
≤ 30%
≤ C20/25
fino al 60%
Riutilizzo di calcestruzzo interno negli stabilimenti di prefabbricazione qualificati - da qualsiasi classe
 
da calcestruzzi >C45/55
 
 
≤ C45/55
 
fino al 15%
Stessa classe del calcestruzzo di origine
fino al 5%
 
Nelle prescrizioni di progetto si potrà fare utile riferimento alle norme UNI 8520-1:2005 e UNI 8520-2:2005 al fine di individuare i requisiti chimico-fisici, aggiuntivi rispetto a quelli fissati per gli aggregati naturali, che gli aggregati riciclati devono rispettare, in funzione della destinazione finale del calcestruzzo e delle sue proprietà prestazionali (meccaniche, di durabilità e pericolosità ambientale, ecc.), nonché quantità percentuali massime di impiego per gli aggregati di riciclo, o classi di resistenza del calcestruzzo, ridotte rispetto a quanto previsto nella tabella sopra esposta.
Per quanto riguarda gli eventuali controlli di accettazione da effettuarsi a cura del Direttore dei Lavori, questi sono finalizzati almeno alla determinazione delle caratteristiche tecniche riportate nella Tab. 11.2.IV. I metodi di prova da utilizzarsi sono quelli indicati nelle Norme Europee Armonizzate citate, in relazione a ciascuna caratteristica.
 
Tab. 11.2.IVControlli di accettazione per aggregati per calcestruzzo strutturale
Caratteristiche tecniche
Descrizione petrografica semplificata
Dimensione dell’aggregato (analisi granulometrica e contenuto dei fini)
Indice di appiattimento
Dimensione per il filler
Forma dell’aggregato grosso (per aggregato proveniente da riciclo)
Resistenza alla frammentazione/frantumazione (per calcestruzzo Rck ≥ C50/60)
 
Il progetto, nelle apposite prescrizioni, potrà fare utile riferimento alle norme UNI 8520-1:2005 e UNI 8520-2:2005, al fine di individuare i limiti di accettabilità delle caratteristiche tecniche degli aggregati.”
 
Le novità introdotte con le Norme Tecniche
Lo scopo principale delle nuove norme era quello di trasformarle da “prescrittive” in “prestazionali”, individuando la sicurezza e le prestazioni attese nel Cap.2, dove sono illustrati i principi generali.
 
Questa trasformazione comporta alcuni aspetti non marginali, relativi a:
- complessità, nel passaggio da standard prefissati e facilmente controllabili al giudizio del progettista sull’adeguatezza dei materiali e delle tecniche di analisi;
- responsabilità, non più garantita dal rispetto della normativa, ma individuale e condivisa dai soggetti coinvolti;
- innovazione, potendo il progettista scegliere l’utilizzo di nuove tecnologie, in precedenza molto difficile se non ostacolato;
- costi, essendo possibile una loro ottimizzazione a fronte della precedente tendenza alla loro sopravvalutazione.
 
Ulteriori novità possono essere individuate nei seguenti aspetti:
- l’introduzione delle classi delle costruzioni in funzione del tempo di vita dell’opera correlate con l’uso previsto e l’introduzione del concetto di durabilità, ossia della prestazione garantita per il tempo di vita;
- la verifica di sicurezza condotta in base agli stati limite ultimo e di esercizio, oltre alla verifica di robustezza nei confronti di azioni eccezionali, limitando la tradizionale verifica alle tensioni ammissibili alle zone non sismiche in assenza di esplosioni, urti ed incendio;
- l’introduzione delle verifiche “as built”, da effettuare con le caratteristiche effettive dei materiali misurate in corso d’opera.
In questo quadro è stata introdotta la possibilità di utilizzare aggregati riciclati per la produzione di calcestruzzo strutturale.
 
 
L’impatto delle norme tecniche sull’impiego di aggregati riciclati nel calcestruzzo
Nonostante l’intenzione del normatore di emanare una norma prestazionale, è indubbio che la Tabella 11.2.III mantiene un carattere decisamente prescrittivo, e che l’indicazione che nelle prescrizioni di progetto si debbano “individuare i requisiti chimico-fisici, aggiuntivi rispetto a quelli fissati per gli aggregati naturali, che gli aggregati riciclati devono rispettare, in funzione della destinazione finale del calcestruzzo e delle sue proprietà prestazionali (meccaniche, di durabilità e pericolosità ambientale, ecc.), nonché quantità percentuali massime di impiego per gli aggregati di riciclo, o classi di resistenza del calcestruzzo, ridotte rispetto a quanto previsto nella tabella sopra esposta” sia quanto meno protezionistica.
E se appare ancora protezionistica l’indicazione che vincola “l’uso di aggregati grossi provenienti da riciclo, secondo i limiti di cui alla Tabella 11.2.III” alla “condizione che la miscela di calcestruzzo confezionata con aggregati riciclati, venga preliminarmente qualificata e documentata attraverso idonee prove di laboratorio”, la prescrizione che per gli aggregati riciclati “le prove di controllo di produzione in fabbrica di cui ai prospetti H1, H2 ed H3 dell’annesso ZA della norma europea armonizzata UNI EN 12620, per le parti rilevanti, devono essere effettuate ogni 100 tonnellate di aggregato prodotto e, comunque, negli impianti di riciclo, per ogni giorno di produzione” sembra certamente dissuasiva dal loro impiego.
Infine, la determinazione della forma dell’aggregato grosso limitata all’aggregato proveniente da riciclo, di cui alla Tab. 11.2.IV (Controlli di accettazione per aggregati per calcestruzzo strutturale), appare cervellotica (o forse ancora protezionistica?), se non illogica e, pertanto, ingiustificata.
 
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Allegati

Giacomo Moriconi

Ordinario di Scienza e Tecnologia dei Materiali, Università Politecnica delle Marche, Ancona

Scheda

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