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Acciaio e performative architecture: l’Edificio Media TIC di Barcellona

La struttura di acciaio, bioluminescente, è costituita da portali reticolari da cui si sospendono i solai interpiano. L’involucro è una combinazione molto personale dell’architetto Enric Ruiz-Geli con parti rivestite di cuscini pneumatici in ETFE, attraente e allo stesso tempo funzionale per l’autoregolazione della luce e della temperatura interne

Media TIC da problema a opportunità: per rispondere ai requisiti di riduzione degli impatti ambientali ed energetici l’edificio è stato pensato come produttore di energia e autoregolante rispetto a stimoli esterni.
Il progetto complessivo ha generato diversi gradi d’innovazione tecnologica. È formalmente un cubo rappresentativo del mondo digitale per ospitare le attività di Information and Comunication Technology.
Progettato e costruito in digitale con processi CAD-CAM, combina in modo espressivo sforzo creativo e consapevolezza ambientale.
La struttura di acciaio, bioluminescente, è costituita da portali reticolari da cui si sospendono i solai interpiano. L’involucro è una combinazione molto personale dell’architetto Enric Ruiz-Geli con parti rivestite di cuscini pneumatici in ETFE, attraente e allo stesso tempo funzionale per l’autoregolazione della luce e della temperatura interne

L’edificio Media TIC di Barcellona, terminato nel 2010, rappresenta un esempio virtuoso di ricerca verso l’eco-efficienza, che catalizza innovazione nel processo progettuale, costruttivo e tecnologico.
Volendo descrivere questa realizzazione con parole chiave, occorre parlare di intelligenza distribuita, tecnologia onnipresente, processi di fabbricazione digitale, cloud computing, off grid, autosufficienza energetica. Come dichiarato dal progettista spagnolo Enric Ruiz Geli e dai collaboratori del suo studio Cloud 9, il Media TIC vuole essere una energy performative architecture, un’architettura non più on/off, ma un’architettura dinamica, adattiva e autoregolante, simile ai processi naturali vegetali.
Se nell’era industriale le soluzioni tecniche d’involucro erano fisiche, meccaniche, idrauliche, la cui massima rappresentazione è stata la facciata dell’Istituto del Mondo Arabo di Jean Nouvel a Parigi (1987), nell’era digitale la regolazione dei flussi energetici e luminosi attraverso l’involucro è possibile tramite il movimento
di particelle, di elementi semplici, come il vapore e l’aria, di cui le facciate del media TIC ne sono dimostrazione.
Voluto dal Consorzio della Zona Franca di Barcellona CSFB, dalla Municipalità di Barcellona e dalla società Distretto22@, con il bando di concorso di progettazione nel 2005, l’edificio Media TIC ha l’obiettivo funzionale di essere nucleo di collegamento spaziale tra i cluster Media (settore mezzi di comunicazione di massa e audiovisivi) e TIC (informazione tecnologica e comunicazione) del quartiere 22@, un punto d’incontro per aziende e professionisti. Il nuovo quartiere 22@ è stato pensato dal Comune come sperimentale, in cui i nuovi valori aziendali sono intangibili, è concepito come un Living Lab.

Lo studio Cloud 9, vincitore del concorso, è stato incaricato di sviluppare il Media-TIC con un concetto rappresentativo dell’era dell’informazione, in altre parole considerare l’architettura come una piattaforma tecnologica costituita da connessioni di sistema computerizzate e di nuovi materiali potenziali. Il progetto Media-TIC di Ruiz-Geli è stato pensato come uno spazio cluster per definizione, con spazi per le imprese, per la ricerca e il training al suo interno, ponendo come prioritari l’intercomunicazione spaziale, l’interrelazione con il quartiere e il potenziamento di sinergie.
Questo edificio non è stato concepito per essere pubblico o privato, edificio aziendale o per società, non deve essere né accademico o neppure solo per gli affari, ma vuole essere fulcro di un programma ibrido (questo modello studiato dagli esperti del settore si chiama GGG – Global Green Growth).

L’edificio sorge in una zona di Barcellona ancora in evoluzione, in precedenza a vocazione industriale del Poble Nou, oggi sede di imprese dedicate alle nuove tecnologie.
Si trova sull’angolo tra Carrer Roc Boronat e Carriera Sancho de Ávila. Ha forma cubica di dimensioni 44 m x 44 m x 37,82 m in altezza, è inserito in un lotto di circa 3.570 m2. I 16.000 m2 sono stati suddivisi in otto piani fuori terra, oltre ai due livelli interrati, per un totale di 7.100 m2, con 200 posti auto. I piani superiori, dal quarto all’ottavo, sono affittati a grandi società, mentre imprese emergenti occupano piccoli spazi al secondo e al terzo piano. Questi spazi sono persati per “incubare” giovani realtà e favorire gli scambi. Il primo piano, aperto al pubblico, offre spazi percorsi accessibili a tutti i residenti: ospita l’auditorium condiviso per 300 persone e la Cibernàrium, un progetto di collaborazione tra l’Unione Europea e l’America Latina, coordinato dal Comune di Barcellona, istituito per sviluppare servizi elettronici, divulgare l’uso di Internet e delle competenze informatiche, e per diminuire il divario digitale tra i cittadini. Il piano terra, volutamente studiato per essere senza colonne, è utilizzato come spazio per mostre, workshop ed eventi, concepito come spazio pubblico nella parte interna dell’edificio.

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Estratto da Costruzioni Metalliche n. 2/2015.
L’articolo e la navigazione nell’edizione digitale di Costruzioni Metalliche sono acquistabili su www.unicmi.it.
Il numero della rivista in formato digitale, sfogliabile via web o downlodabile in pdf è acquistabile a 18,30 euro (iva compresa). 

 

Carol Monticelli

Architetto, Dipartimento di Architettura, Ambiente Costruito e Ingegneria delle Costruzioni, Politecnico di Milano

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