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Accademie e Rappresentanze: un Confronto Comune?

 Il 25 Novembre 2016, a Parigi, si è tenuto, presso la Fédération Nationale des Travaux Publics, un interessante seminario sulle politiche formative digitali organizzato dal Ministère de l'Éducation Nationale (http://eduscol.education.fr/sti/actualites/seminaire-bim) che, idealmente, segue e precede le giornate di EDUBIM, la Rete Accademica sorta all'interno del Projet National MINnD.
Ricordiamo, peraltro, che la formazione per il BIM sin dall'inizio ha riguardato anche la Scuola Secondaria, così come, nel Nostro Paese, ha coinvolto IFTS e ITS, in attesa dei Corsi di Laurea Triennali dedicati ai Geometri.
La giornata ha ben mostrato la coesione tra le iniziative di stimolo pubblico sulla connessione tra temi circolari e temi digitali (PACTE/PTNB) e la integrazione col mondo imprenditoriale, come è naturale per la Cultura Sistemica dell'Esagono, sconosciuta allo Stivale.
Nello stesso giorno, a Milano, presso il locale Politecnico, si teneva la giornata di studi intitolata Brainstorming the BIM Model.
Come dimostra ampiamente l'iniziativa britannica denominata UK BIM Alliance, l'acronimo BIM sta entrando lentamente nell'Era della Maturità, che, in definitiva, rappresenta una sorta di presa di coscienza collettiva finalizzata alla diffusione capillare.
A oggi il BIM è una vera e propria «categoria dello spirito», che si viene traducendo, in sostanza, nella coeva convinzione di Operatori e di Studenti della necessità, per i primi, e della opportunità, per i secondi, di approfondirne i caratteri metodologici e strumentali.
Una prima considerazione impone di riflettere sul fatto che la Maturazione del Mercato, Formativo e Professionale, non ancora forse la Maturità dello stesso, dimostra, attraverso gli Exempla presentati, che gli elementi di stupore e di novità che in essi si rinvenivano poco tempo or è fanno ormai parte di un bagaglio comune (a breve persino troppo reiterato), senza, però, che una reale Cultura del Dato si sia radicata, né tantomeno che colla Smartness si siano fatti i conti sul piano della Circolarità e della Socialità, che sono indisgiungibili da quelli della Digitalizzazione, come ci hanno ricordato, a proposito dei Distretti Urbani, Anna Osello e Andrea Rolando.
Altro tema di grande sensibilità è offerto dal dialogo che si deve instaurare tra coloro che analogicamente detengono i Magisteri Progettuali e Costruttivi (oltre che Gestionali e Manutentivi) e coloro che dovrebbero tradurli in termini digitali.
Nella Digitalizzazione degli Analogici risiede, infatti, la chiave fondamentale della Lenta Transizione, come ha suggerito chiaramente Martin Fischer: che si risolve nella dialettica tra Metodi e Strumenti.
Ma la sfida autentica sta in una stretta analogia che implica sia gli Accademici sia gli Operatori: la riconfigurazione dei profili formativi e degli assetti organizzativi.
Come ben ricordava recentemente Gianni Massa, i Processi Aggregativi che la Digitalizzazione sottintende nella sua più intima natura strumentale richiedono di essere, per così dire, «ben temperati»: mi pare che questi siano anche i pensieri condivisibili da Livio Sacchi, per citare due autorevoli esponenti intervenuti in recenti assise.
Serve, ora più che mai, una Strategia Formativa condivisa all'interno della Rete delle Professioni Tecniche, con OICE e naturalmente entro la Filiera Unitaria promossa da ANCE che possa riflettersi nei curricula formativi universitari e post-universitari.
Sappiamo, infatti, molto bene che la stessa, controversa, nozione di «obbligatorietà» funga, al contempo, da stimolo per l'autoconvincimento e da costrizione da neutralizzare.
Questa è la ragione per cui gli stessi problemi delle Rappresentanze (difficoltà a innescare processi aggregativi compatibili con le mentalità, raccordo tra antiche e inedite competenze, onerosità degli investimenti strumentali) sono anche quelli delle Accademie, che basano a tuttora i propri ordinamenti formativi sulla Distinzione, anziché sulla Collaborazione, sull'Autorialità anziché sulla Integrazione.
Ed ecco che emergono le maggiori incognite: avrà spazio in Italia una Concezione Sistemica dei Progetti Circolari e Digitali basata su Processi Interprofessionali e sull'Integrazione tra Saperi Ideativi e Saperi Costruttivi e Manutentivi?
Più oltre, occorre domandarsi: ammesso che lo sforzo di Efficientamento Circolare e Digitale abbia successo (il lustro è il termine temporale più condiviso, ma potrebbe anche rivelarsi troppo pessimistico o troppo ottimistico), come avverrà il raccordo con le Nuove Identità degli Attori e dei Prodotti Immobiliari e Infrastrutturali che Circolare, Digitale & Sociale preannunciano?
In pratica, proprio la Simulazione, come emblema della Prestazionalità, lo ricordava molto opportunamente Claudio Vittori Antisari, pone alle Professioni e alle Imprenditorialità il quesito sul doppio passo dell'Innovazione Incrementale e Radicale.
Per questa ragione, a una Accademia che è ancora impostata sugli Immaginari Professionali e Imprenditoriali del Passato, non è permesso di avviare un cambio di paradigma in assenza delle Rappresentanze.
Perché, se gli Exempla ci indicano una ritrovata Competitività del Mercato Domestico, su entrambi i fronti, occorre avviare con urgenza una riflessione comune, tra Accademie e Rappresentanze, sulla Ri-Configurazione del Comparto.
È significativo, peraltro, che una riflessione comune debba avvenire contestualmente anche all'interno delle Accademie e delle Rappresentanze, contraddistinte da molti microconflitti.
Il realismo sui modi e sui tempi dell'Evoluzione del Mercato è d'obbligo: serve, però, evitare semplificazioni troppo rassicuranti per avviare un impegnativo e dialettico percorso comune, all'interno, però, delle categorie della Crescita e della Proposizione.