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Abusi edilizi: se non si demolisce, scatta l'acquisizione gratuita al patrimonio comunale

Presupposto essenziale affinché possa configurarsi l’acquisizione gratuita al patrimonio comunale è la mancata ottemperanza all'ordine di demolizione dell'immobile abusivo da parte del titolare del bene, entro il termine di novanta giorni fissato dalla legge.

Cosa succede se non si ottempera ad un'ordinanza di demolizione per un abuso edilizio? Come funziona il procedimento di acquisizione gratuita del bene al patrimonio comunale? Quali sono i criteri, i presupposti e le modalità di tale atto 'finale'?

E' importante conoscere bene le regole di questo procedimento, che il Tar Lazio riepiloga nella sentenza 16502/2024 dello scorso 20 settembre, relativa alla legittimità dell'atto di acquisizione gratuita al patrimonio del comune di un abuso edilizio per il quale era stata anche presentata richiesta di sanatoria ai sensi dell'art.36 dpr 380/2001, dopo l'emanazione dell'ordinanza di demolizione.

Solo a distanza di oltre dieci anni dal diniego di sanatoria seguiva l'irrogazione nei confronti dell'odierno ricorrente dell'impugnata ordinanza, con la quale il Comune disponeva l'acquisizione gratuita al patrimonio dello stesso ente dell'immobile e della relativa area di sedime.

 

Il ricorso

Per contrastare l'atto, il ricorrente punta, tra l'altro, su questi motivi:

  • violazione dell’art. 31, co. 3, D.P.R. n. 380/2001, nella misura in cui il provvedimento impugnato, lungi dal riprodurre alcuna descrizione del bene e, segnatamente, della esatta consistenza plano-volumetrica, si limiterebbe a riferirne unicamente gli estremi catastali;
  • la violazione dell'art. 31, commi 3 e 4, D.P.R. n. 380/2001, per mancata notifica a esso ricorrente, nella sua qualità di attuale proprietario dell’area, estraneo alla realizzazione dell’abuso, dell’atto presupposto al provvedimento acquisitivo, ossia l’ordinanza demolitoria, oltre che del provvedimento di accertamento dell’inottemperanza;
  • l’asserita disparità di trattamento rispetto all’azione svolta da altri comuni che, a fronte delle medesime vicende di abusivismo di intere aree, si sarebbero orientati nel senso di astenersi dal procedere all’acquisizione di immobili abusivi, al fine di valutare la possibilità di una regolarizzazione delle singole situazioni.

 

Atto di acquisizione al patrimonio comunale: cosa deve indicare

Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa ricorrente, l'atto di acquisizione impugnato presenta la puntuale descrizione del bene interessato dai contestati abusi, con indicazione delle superfici coperte e dei relativi volumi, anche attraverso il richiamo al contenuto dell'ordinanza di demolizione, precisando che l'acquisizione riguarda le opere puntualmente descritte e relativa area di sedime.

 

Mancata demolizione? L'atto di acquisizione è una sanzione autonoma

Il Tar smonta tutte le censure del ricorso, sottolineando che:

  • secondo la costante giurisprudenza, presupposto essenziale affinché possa configurarsi l'acquisizione gratuita è la mancata ottemperanza all'ordine di demolizione dell'immobile abusivo da parte del titolare del bene, entro il termine di novanta giorni fissato dalla legge, di talché, salvo caso eccezionali di impossibilità che non ricorrono nella specie, l'effetto traslativo della proprietà avviene ipso iure e costituisce l'effetto automatico della mancata ottemperanza all'ingiunzione a demolire da parte dei soggetti che vi erano tenuti entro il precisato arco temporale;
  • l'atto di acquisizione del bene al patrimonio comunale, emesso ai sensi dell'art. 31 comma 3 DPR 380/2001 ha natura dichiarativa e comporta - in base alle regole dell'obbligo propter rem - l'acquisizione ipso iure del bene identificato nell'ordinanza di demolizione alla scadenza del termine di 90 giorni.

Nel caso di specie, l'effetto traslativo della proprietà, quale conseguenza automatica della mancata ottemperanza all'ingiunzione a demolire, si è nella specie verificato al momento in cui il dante causa del ricorrente non ha provveduto a dare puntuale esecuzione all’ordine di demolizione entro il prescritto termine di novanta giorni, al netto della sospensione del procedimento conseguente alla presentazione dell'istanza di sanatoria ex art. 36 DPR 380/2001.

 

Inottemperanza all'ordine di demolizione: conseguenze, acquisizione al patrimonio comunale, sanzione pecuniaria

L'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha fornito diversi e importanti chiarimenti sulla natura dell'illecito della mancata ottemperanza all'ordine di demolizione e sul connesso atto di acquisizione al patrimonio comunale.


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Per l'acquisizione al patrimonio comunale conta l'inadempimento di chi era tenuto alla demolizione

In definitiva, poiché il provvedimento di acquisizione presenta natura meramente dichiarativa, non implicando alcuna valutazione discrezionale, deve ritenersi che l'effetto acquisitivo si sia prodotto a fronte della mancata esecuzione dell’ordinanza di demolizione da parte del soggetto che all’epoca vi era tenuto, in ragione della sua posizione di proprietario dell'immobile.

Il ricorrente, pertanto, allo stato, si trova rispetto al bene nella stessa situazione del suo dante causa e, dunque, poiché l'effetto acquisitivo si era già verificato per legge nei confronti del precedente titolare dell’immobile abusivo, a fronte dell’incontestata inottemperanza all’ordine di demolizione, non può la vicenda successoria rimettere in termini l’erede rispetto a contestazioni sulla legittimità dell’ordinanza di demolizione, che, per quanto esposto, risultano oramai precluse.

 

La mancata demolizione non consente più di sindacare sull'abuso edilizio

Un altro passaggio importante della sentenza è quello dove si chiarisce che, a fronte del consolidarsi dell’effetto dell’ordinanza di demolizione, divenuta inoppugnabile a seguito della perenzione del relativo ricorso, il provvedimento di acquisizione gratuita oggetto di impugnativa può essere censurato per vizi propri e non per ragioni legate alla natura abusiva delle opere.

Ne consegue l'inammissibilità dei motivi di doglianza proposti dal ricorrente contro l'ordinanza di demolizione.

Insomma: l'unico presupposto dell'acquisizione gratuita è l'inottemperanza all'ingiunzione demolitoria, mentre ogni contestazione concernente l'eventuale erroneità dell'accertamento comunale sull'abusività dell'opera avrebbe dovuto essere sollevata e perseguita nel giudizio avverso l'ordinanza di demolizione.

Nel caso in esame, detta ordinanza, anche in ragione della perenzione del proposto ricorso, risulta oramai consolidatasi nei suoi effetti.

Insomma: una volta che l'ordinanza di demolizione si è 'consolidata', e non viene rispettata, l'acquisizione del bene al patrimonio comunale è una sanzione automatica.

 

Il rimborso al comune delle spese di demolizione

Occhio anche alle spese che si dovranno sostenere per rimborsare il comune della demolizione d'ufficio.

Il TAR rimarca infatti che "l’inottemperanza all’ordinanza di demolizione comporta la novazione oggettiva dell’obbligo del responsabile o del suo avente causa di ripristinare la legalità violata, poiché, a seguito dell’acquisto del bene da parte dell’Amministrazione, egli non può più demolire il manufatto abusivo e deve rimborsare all’Amministrazione le spese da essa sostenute per effettuare la demolizione d’ufficio, salva la possibilità che essa consenta anche in seguito che la demolizione venga posta in essere dal privato".


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Allegati

Abuso Edilizio

L'abuso edilizio rappresenta la realizzazione di opere senza permessi o in contrasto con le concessioni esistenti, spaziando da costruzioni non autorizzate ad ampliamenti e modifiche illegali. Questo comporta rischi di sanzioni e demolizioni, oltre a compromettere la sicurezza e l’ordine urbano. Regolarizzare tali abusi richiede conformità alle normative urbanistiche, essenziale per la legalità e il valore immobiliare.

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