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A REbuild 2024 focus su criteri ESG, digitalizzazione e rigenerazione dell'edilizia storica e non solo

In anteprima, alcune anticipazioni sui contenuti di REbuild 2024: dal bilancio energetico positivo degli edifici ai criteri ESG, dalla rigenerazione dell’edilizia storica alla panoramica sorprendente sul Proptech.

Alcune anticipazioni sui temi della 10^edizione di REbuild

L'intera industria delle costruzioni è chiamata ad affrontare alcune delle sfide più significative e determinanti di sempre. Dai criteri di sostenibilità a tuttotondo (ESG), sempre più decisivi nella valutazione di un investimento alle caratteristiche dei "Plus Energy Buildings" e al loro rapporto col benessere degli occupanti, dall’irruzione e lo sviluppo continuo della digitalizzazione nelle filiere edilizie e immobiliari alla conciliazione tra necessità di rigenerare il patrimonio edilizio storico del Paese mantenendone l’identità, ecco la voce di alcuni protagonisti degli interventi che saranno tenuti a REbuild il 14 e il 15 maggio 2024 a Riva del Garda.

 

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REbuild 2024: il programma dell'evento dedicato all'innovazione sostenibile nel settore delle costruzioni
(© Riva del Garda Fierecongressi)

 

I criteri ESG nella catena del valore: metodologie a confronto

I criteri di sostenibilità racchiusi nell'acronimo ESG – Environmental, Social e Governance – sono diventati fondamentali anche nella valutazione di un investimento nel settore del Real Estate. Non sono più sufficienti solo le analisi di natura esclusivamente economica, sempre di più la bontà di un intervento è sottoposta a parametri relativi all'impatto dal punto di vista ambientale, sociale e, per quanto riguarda la governance, di chi lo mette in atto.

Da tempo è stato chiarito come il settore immobiliare sia responsabile di una quota importante delle emissioni di CO2 globali e un approccio che tiene conto dei criteri ESG è in grado di spingere l'intero comparto delle costruzioni verso una modalità più green. In realtà, però, fino a questo momento i tre principi non sembrano essere considerati allo stesso modo.

La loro integrazione è al centro dell'evento di REbuild intitolato "I criteri ESG nella catena del valore: metodologie a confronto", fissato per mercoledì 15 maggio alle 09:30.

Se la parte relativa all'Environmental è stata al centro dell'attenzione fino a questo momento ed è apparsa più semplice da valutare, per Matteo Callegari Head of Research di Assoimmobiliare, speaker dell'incontro di Riva del Garda, è arrivato il momento che anche la S di Social, tra i criteri ESG, abbia piena attenzione.

«È necessario capire quali sono gli impatti sociali – ha spiegato Callegari – delle azioni di rigenerazione urbana, ma anche di semplice riqualificazione. Nel Real Estate, in particolare, c'è bisogno di misurare l'impatto nei confronti di una comunità e i suoi effetti a lungo termine».

Nel corso dell'incontro verranno presentati i primi dati di una ricerca, durata un anno, sull'impatto sociale del Real Estate: lo studio è nato con l'obiettivo di individuare degli indicatori in grado di misurare gli effetti di un intervento proprio su questo fronte.

«Stiamo cercando – ha continuato Matteo Callegari – di mettere a terra degli indicatori pratici, che siano rendicontabili, che facciano da benchmark e che in qualche modo possano anche indirizzare il mercato».

Avere dei criteri di riferimento è un'esigenza degli operatori e, in particolare, dei membri di un'associazione confindustriale come Assoimmobiliare, che raccoglie realtà dei diversi settori del Real Estate come i gestori, ma anche i soggetti che si occupano dell'attività finanziaria o assicurativa, o che offrono servizi avanzati per l'immobiliare.

«Vogliamo arrivare ad avere degli indicatori italiani sull'impatto sociale degli investimenti Real Estate – conclude – che siano verificati e anche considerati dagli operatori e quindi abbiano una solidità di mercato. La mia speranza è che questi stessi indicatori possano essere utili anche per i regolatori, aiutandoli a capire qual è lo stato del mercato».

 

Come progettare e realizzare edifici confortevoli con bilancio energetico positivo? 

Avere un bilancio energetico positivo, garantire il benessere degli occupanti, rispettare le abitudini culturali e gli aspetti legati alla posizione geografica: tutto questo è all'interno del nuovo progetto di ricerca Cultural-E, finanziato dall'Unione Europea. Il progetto mostra la fattibilità tecnico economica nella realizzazione di edifici che combinano una serie di fattori, come il corretto orientamento dell'edificio, un isolamento efficace, l'uso di vetrate posizionate per sfruttare il contributo del sole, oltre all'impiego di fonti rinnovabili.

Questo sarà il fulcro del workshop di REbuild 2024, intitolato "Come progettare e realizzare edifici confortevoli con bilancio energetico positivo?", in programma per martedì 14 maggio alle 17:00.

L'approccio fondamentale sarà quello di porre le domande giuste per ottenere le risposte adeguate. I partecipanti avranno l'opportunità di approfondire le caratteristiche dei "Plus Energy Buildings" studiati nel contesto del progetto europeo Cultural-E.

Coordinatore del workshop sarà Roberto Lollini, senior researcher di Eurac Research, impegnato nel progetto di ricerca che verrà ultimato il prossimo anno. Nel frattempo, sono stati avviati due cantieri, uno in provincia di Bologna e l'altro nei pressi di Stoccarda, entrambi destinati a diventare energy building, mentre un edificio simile è già stato realizzato in Norvegia. L'obiettivo è la creazione di costruzioni capaci di generare più energia di quanto ne consumano e, eventualmente, di contribuire al fabbisogno energetico del contesto circostante.

«La sfida – ha spiegato Lollini – non riguarda solo l'implementazione di tecnologie legate all'involucro o agli impianti, ma anche la comprensione del concetto di benessere per gli individui. Abbiamo cercato di lavorare sulla percezione del comfort che è soggettiva e dinamica».

Il che banalmente vuol dire essere capaci di tenere in considerazione l'abitudine tutta norvegese di dormire con le finestre aperte d'inverno o di puntare sul raffrescamento naturale in estate nel Sud Europa, facendo circolare l'aria. Nel lavoro sviluppato sono emerse nuove tecnologie applicate, per esempio, al controllo del movimento dell'aria attraverso i ventilatori a soffitto. In questo modo si riduce il bisogno di una pompa di calore in estate, grazie ad un algoritmo che modifica la velocità delle pale in maniera dinamica. Per le finestre, invece, è stata realizzata un'intercapedine che consente il flusso d'aria naturale, dove un elemento schermante regolabile garantisce un controllo ottimale. E ancora la pompa di calore più compatta e gestibile da remoto.

In conclusione, alcune tecnologie erano già presenti e altre sono state introdotte per mettere tutto a sistema, tenendo conto delle condizioni esterne, che a loro volta possono offrire l'opportunità di ridurre la domanda energetica.

  

REbuild 2024
(© Riva del Garda Fierecongressi)

 

Rigenerare l’edilizia storica. La dimensione green come valore anche per gli edifici del nostro passato

L'ultimo censimento effettuato risale al 2012, in quell'occasione è emerso che il patrimonio immobiliare antecedente al 1945 contava 3,2 milioni di edifici. Oltre a questi, riferendosi al patrimonio costruito di interesse documentale e identitario del nostro Paese, andrebbero considerati anche alcuni immobili degni di nota realizzati negli anni Sessanta e Settanta, che fanno ulteriormente salire il numero.

Di fronte a questi numeri, si capisce l'incidenza relativa rispetto alle finalità di efficientamento energetico dei circa 200mila edifici vincolati, che da un lato sono ascrivibili a forme di deroga rispetto a certi obiettivi, in modo da preservare la dimensione di tutela, ovvero costituire casi di riferimento per buone pratiche.

Come intervenire in un contesto così ricco e significativo per garantire il rispetto della Direttiva Casa Green dell'Unione Europea e come allineare questa tipologia di costruito all'obiettivo della riduzione dei consumi entro il 2030? Se, da un lato, gli edifici storici soggetti a vincoli monumentali potranno beneficiare di deroghe, come bisognerà agire sulle altre costruzioni? Sarà questo il focus del convegno "Rigenerare l’edilizia storica. La dimensione green come valore anche per gli edifici del nostro passato", in programma il 14 maggio alle 16,00 a REbuild.

«Questa edilizia, benché non vincolata dal punto di vista monumentale, – spiega il professor Francesco Trovò dell'Università Iuav di Venezia, specializzato in conservazione e restauro e relatore del convegno di REbuild – costituisce il nostro paesaggio, l'edilizia rurale, i borghi e i centri storici che hanno reso celebre nel mondo il nostro Paese. Uno strumento utile per intervenire in questi contesti, è certamente il protocollo per l'edilizia storica, Historic Building, elaborato dal Green Building Council, che rappresenta un'indicazione su come procedere nei confronti dell'edilizia storica. Ma se il valore iniziale è identitario e storico-artistico, bisogna capire in che modo questa istanza possa essere concorrente in modo virtuoso con l'altra istanza, quella dell'efficientamento».

Per il docente è necessario trovare buone pratiche che possano tenere insieme entrambe le esigenze, così da soddisfare i valori tradizionali di un territorio insieme a quelli ecologici. «Per altro i “valori green” – sottolinea – influiscono sul valore patrimoniale, così come emerge dagli studi più recenti presentati a REbuild». Nel corso del convegno verranno illustrate buone pratiche e processi virtuosi, oltre a tecnologie innovative applicabili da imprese edili e artigiane per essere più competitive sul mercato.

«Insegno restauro – conclude il professor Trovò – e credo che ci siano tutti gli strumenti per consentire non solo la conservazione degli immobili storici, ma anche la loro diponibilità per le generazioni future. Questa disciplina non deve essere confinata agli edifici monumentali, ma deve essere utile per quell’edilizia diffusa che non è soggetta a vincoli di protezione. L’obiettivo è che questo sistema valoriale possa trovare una conferma nel presente e per il futuro».

 

Il Proptech per l'innovazione dell'ambiente costruito, le sfide della digitalizzazione

Le nuove tecnologie, dai Big Data all'Ai, sono sempre più presenti nell'intera filiera del mondo delle costruzioni. Se fino a qualche anno fa le aziende orientate all'innovazione in questo settore erano poche e principalmente focalizzate sulla gestione e sul Real Estate, ora, grazie al costante monitoraggio dell'Italian PropTech Network, sta emergendo una nuova realtà molto dinamica. Queste imprese, con i loro servizi innovativi e soluzioni data driven, sono in grado di intervenire lungo l'intera catena del valore del comparto. I risultati sono sorprendenti, poiché l'industria delle costruzioni è chiamata ad affrontare la significativa sfida della digitalizzazione in tempi rapidi, se vuole mantenere la propria competitività.

Si parlerà di tutto questo e di molto altro nel convegno in programma mercoledì 15 maggio alle 11.30 dal titolo "Il Proptech per innovazione dell’ambiente costruito. Le sfide della digitalizzazione".

Il tema centrale sarà capire come i vari soggetti che intervengono nella lunga filiera di questa industria si rapportano con le nuove tecnologie.

Quello che appare chiaro dalla survey che annualmente compie l'Italian PropTech Network è che il numero di imprese proptech è in costante crescita. Basti pensare che nel monitoraggio realizzato a fine 2023 sono state identificate nel nostro Paese 337 nuove aziende che hanno abbracciato la digitalizzazione, quasi il 20% in più rispetto al 2022.

L'aspetto più interessante è che si tratta di imprese diffuse in diversi settori, non solo nel Real Estate e nel Fintech – finanziario; le nuove tecnologie entrano in cantiere, sono presenti nella gestione di un edificio, contribuiscono a rendere più intelligenti le abitazioni. Insomma siamo davanti ad una rivoluzione trans-settoriale che ha come vettore principale l'efficienza.

«È oramai chiaro – spiega Andrea Ciaramella, Professore associato presso il Politecnico di Milano, cofondatore dell'Italian Proptech Network e relatore del convegno di Riva del Garda – che il Proptech rappresenta l'intera filiera del prodotto immobiliare. Oggi troviamo soluzioni tecnologiche che iniziano prima del progetto, come la location intelligence, e si estendono ben oltre la fase di costruzione dell'immobile, occupandosi anche della gestione. La filiera, quindi, è completamente presidiata da soluzioni tecnologiche native digitali».

Certo l'ambito dove per il momento abbiamo visto l'arrivo di un maggior numero di imprese è quello legato alla gestione, perché abbraccia l'intero ciclo di vita di un edificio.

«Ma le realtà che sono nate e che stanno nascendo – conclude il professor Ciaramella – sono molto più diversificate di quanto si possa immaginare, tanto che noi le raccontiamo in cluster. Il valore aggiunto della tecnologia e della digitalizzazione deriva proprio dalla capacità di presidiare tutte le fasi della realizzazione, determinando la generazione di valore con la loro collaborazione sinergica e spesso complementare con gli operatori più tradizionali».

 

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