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2019: I Percorsi Digitali per il Settore dell'Ambiente Costruito

Quale sarà il prossimo futuro digitale per il settore delle costruzioni e dell'immobiliare? Un articolo del prof. Angelo Ciribini

The cyclical nature of the construction sector has strengthened over the past years, which suggests that the sector growth will be dragged down by the rising interest rates and tighter credit conditions in Western economies (with the Eurozone starting in H2 2019) and the economic growth slowdown in China.
As of Q3 2018, more than two-thirds of the construction markets around the world have been graded "sensitive risk" or "high risk" compared to only half of these markets at the end of 2014. Sector risk in construction increased synchronously across different geographies, which is surprising as the performance of the construction industry is reliant mostly on the internal factors of each country, such as consumer spending, availability and cost of credit, state of consumer and government finances etc. which have been far from synchronized in all the countries in question.
Euler Hermes & Allianz

New entrants such as WeWork have shifted customer expectations on experience, quality, and flexibility of office space, forcing incumbents to shift from a focus on square metres to customer experience. A customer-centric focus could mean moving from the traditional reception desk to a concierge-style welcome service, or providing a variety of zones with different functionalities and moods within one floorplate. And although the demand for flexibility is growing – research indicates that up to 25 percent of office space will be a flexible solution by 2020 – industry leaders still expect to see strong demand for traditional long-term leases as large corporate customers still need the stability afforded by such arrangements.
Global Infrastructure Initiative


Un recente rapporto curato da Euler Hermes e da Allianz evidenzia come sul mercato globale delle costruzioni il livello di rischiosità (ritardo nella ultimazione dei lavori, costi supplementari, insolvenza degli operatori, scarsa qualità delle opere, ecc.) sia considerevolmente aumentato (ad esempio, tra il 2014 e il 2018), all'avvio di una fase di rallentamento dell'espansione mondiale.

Non dissimile è la percezione della Global Infrastructure Initiative, promossa da McKinsey & Company, che intravede nella digitalizzazione la soluzione a questo stato di cose, nel senso, appunto, della mitigazione del rischio.

Ormai, del resto, è presente un vasto consenso internazionale che lega Building Information Modeling, Virtual Reality, Automation, Artificial Intelligence, Internet of Things, Digital Twin, Blockchain, Collaborative Contract, Smart Contract, Off Site Manufacturing, Cognitive Building, Agile City, Service oppure Experience Provision.

Si tratta dei mille risvolti, dallo scrivente spesso citati e sovente indagati, di una stessa medaglia che intendono efficientare e, al contempo, stravolgere il Settore, sotto la forma di una cultura industriale, manifatturiera in senso lato, digitalizzata.

Transizione dal Settore delle Costruzioni e dell'Immobiliare al Settore dell'Ambiente Costruito

Avvicinare la AECO Industry all'Aerospace o all'Automotive Industry sembra essere nuovamente l'ossessione di un pensiero ormai divenuto dominante all'interno del Consensus di cui si diceva.

È una sequela, questi, di passaggi che, secondo il Centre for Digital Built Britain, dovrebbe condurre da Plan, Build & Operate, sino a Integrate, vale a dire a portare il Settore della Costruzione e dell'Immobiliare entro la sfera dell'Ambiente Costruito, che è la sfera «politica» del contributo diretto che i cespiti interconnessi tra loro e coi propri «gemelli» (il National Digital Twin inteso quale infrastruttura sociale ed economica) offriranno alla vita dei cittadini, oltre la mitigazione del rischio e la valorizzazione dell'investimento.

Naturalmente, si potrebbe disquisire a lungo sulla attendibilità di queste previsioni e di tali scenari e sulla attendibilità di queste aspirazioni, poiché le soluzioni operative sono ancora piuttosto embrionali e, soprattutto, poiché a fronte di questo mondo inaspettato insiste una realtà, per così dire, analogica, costituita da soggetti polverizzati, individualisti, conflittuali, giacché riunirli sotto l'egida della «collaborazione» e, addirittura, della «integrazione» talora si palesa come un'araba fenice talvolta come una chimera.

Di conseguenza, dapprima occorre chiedersi come questi operatori potranno rapidamente (questo è il punto: in quanto tempo e a quale prezzo?) entrare nella dimensione a cui si alludeva poc'anzi, e, in seguito, domandarsi se potranno essere gli attori tradizionali a reggere le fila di questo inedito comparto.

Tra l'altro, bisognerebbe riflettere sul significato del governare i Data-Driven Process, ragionare sulla eventualità che essi possano essere eterodiretti.

Vi è, in effetti, un sottile paradosso per cui l'immaginario digitale che è stato evocato come inevitabile, ineluttabile, destinale, incontra grande difficoltà ad essere accolto entusiasticamente nelle prassi, a differenza che nelle retoriche, dei mercati e degli operatori, ma, al contempo, la sua presenza nominale e mediatica ha, al contrario, raggiunto il pieno successo.

DM 560/2017, norme UNI EN ISO 19650-1 e -2, certificazioni dei profili professionali legati al BIM e dall'Information Model al Digital Twin. Il 2019 della Digitalizzazione

Il 2019 non sarà, dunque, esclusivamente il primo anno in cui vigerà il DM 560/2017, in cui varranno le norme UNI EN ISO 19650-1 e -2, nel quale si assisterà a una esplosione delle certificazioni dei profili professionali legati al Building Information Modeling, sarà pure l'anno in cui si inizierà a riflettere sull'entità dell'adozione degli elementi fondamentali del Building Information Modeling e, contemporaneamente, sulla fattibilità e sulla convenienza di tutte quelle potenzialità in precedenza elencate.

In realtà, ciò a cui si assiste, più in generale, è il sorgere di un pensiero critico, o almeno realista, intorno alla digitalizzazione e a i suoi esiti: ne fanno fede i due recenti e importanti saggi di Carlo Calenda e di Alfonso Fuggetta che restituiscono appieno la svolta epocale in atto e le relative insidie.

Si pensi, ad esempio, alle cautele che riguardano la riservatezza dei dati inerenti ai modelli informativi ospitati da una piattaforma gestita da terzi oppure ai costi causati dalle misure di cyber security per le transazioni di dati occorse in cloud.

Quesiti circa il prossimo futuro della digitalizzazione e a i suoi esiti

Avremo una offerta formativa consapevole, capace, oltre a tutto, di oltrepassare in parte il Building Information Modeling per andare, ad esempio, verso i temi della Data Science?

Avremo strategie sistemiche di alfabetizzazione da parte delle rappresentanze?

Avremo una filiera capace di dar vita a ecosistemi e centri di competenza digitale?

Avremo, soprattutto, una politica industriale in grado di promuovere la digitalizzazione in maniera critica, non meramente seguendo ciecamente il consenso internazionale di cui si diceva prima?

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Sappiamo, in effetti, bene che, a livello «strumentale», molti dei fattori sopra richiamati necessiteranno anni per giungere a regime, ma siamo altrettanti coscienti che per le mentalità ne serviranno ancor di più, se non addirittura un autentico ricambio a livello generazionale.
Eppure, le incognite maggiori risiedono nei caratteri strutturali del mercati per così come sono oggi, nella sua effettiva disponibilità a modificare tratti genetici.
Se, perciò, da un lato, tutto sembra predisposto per conseguire straordinari guadagni di produttività e di redditività, per ridurre notevolmente i rischi di insuccesso tramite la prevedibilità assoluta, la predictability, per trasformare i prodotti immobiliari e infrastrutturali in erogatori di servizi, per un altro canto, il punto di partenza appare sideralmente distante.
È questo, della divaricazione tra le premesse e le aspettative, un argomento molte volte affrontato sotto diverse prospettive.

Ripetiamo la sequenza: Building Information Modeling, Virtual Reality, Automation, Artificial Intelligence, Internet of Things, Digital Twin, Blockchain, Collaborative Contract, Smart Contract, Off Site Manufacturing, Cognitive Building, Agile City, Service oppure Experience Provision.

Si tratta di una serie di tematiche pervasive: chi non sarebbe convinto che si tratti di una elencazione obbligata, dato che esse stanno in tutti i convegni e in tutti i programmi di ricerca, che, dunque, garantiscono interesse e finanziamento?

Ma quante di queste locuzioni sono oggi familiari alla platea maggioritaria di operatori, quante sembrano loro davvero prossime?

Dobbiamo aspettarci una improvvisa accelerazione, che metta fuori gioco i ritardatari o gli scettici, oppure la lenta transizione attenuerà molti portati innovativi?

Oppure dobbiamo riconoscere che molti di questi obiettivi richiederanno anni per giungere a compimento e che, per quella data, il loro valore di novità sarà esaurito?

D'altra parte, potranno attori particolarmente avanzati operare a prescindere dal ritardo della propria catena di fornitura?

Sono quesiti a cui gli uomini e le donne di Accademia possono rispondere serenamente con ottimismo, proprio perché per loro tutto ciò, nelle strategie scientifiche, è già realtà.
Per gli uomini e per le donne di Mercato, al contrario, le incertezze sono prevalenti, poiché non corrispondono a finanziamenti ricevibili, bensì a investimenti da deliberare.
Lo spettro dei temi, per quanto correlati, è ampio, i soggetti che ne detengono i saperi e che predispongono i dispositivi mutevoli.
Soprattutto, i ruoli sono ancora incerti, poiché i meccanismi decisionali potrebbero essere posseduti da ICT Company, Public Utility, Contractor, chissà chi altri.
Nel momento in cui si accenna al risvolto tecnologico del fenomeno si pensa alle implicazioni legali, da lì si procede agli aspetti organizzativi e, infine, si giunge agli elementi comportamentali.
È un gioco di rimandi sempre più ampio, più esteso, molto dilatato, in cui i confini divengono sempre più labili.

Come trovare una sintesi per molti attori?

Sostiene Euler Hermes che «the industry is less prepared for the downturn than it should be: little passthrough from output growth to construction sector fundamentals Despite the healthy expansionary global business cycle, the construction sector has been incapable of building buffers and fully recovering from the 2008 crisis. That makes it a good candidate for being the biggest victim of the next crisis».

Se così fosse, il mercato sarà digitalmente attrezzato?