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2017: l’anno della ceramica 4.0 e della rivoluzione grande lastra

Quali le potenzialità e le criticità delle grandi lastre ceramiche?

Secondo quanto emerso dai dati rilasciati in occasione dell’assemblea di fine anno di Confindustria Ceramica, il 2017 si è chiuso con un bilancio in crescita di due punti e mezzo  consolidando la ripresa in termini di produzione e vendite complessive (vedi Il settore della ceramica in crescita grazie all’export) ma, soprattutto, con un record di investimenti in tecnologia per la ceramica determinati  sia dal successo sul mercato delle grandi lastre ceramiche che  dagli incentivi fiscali del programma Fabbrica 4.0 previsti dal Governo Italiano. 

L’industria ceramica continua a investire in ricerca e innovazione oltre il 7% del fatturato  ed è questo che consente al made in Italy di mantenere la leadership mondiale del settore.

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Industria 4.0

L’Industria 4.0, ossia il perfetto connubio tra digitalizzazione e automazione dei processi produttivi, rappresenta senza dubbio una rivoluzione epocale.
Si tratta di un modo completamente nuovo di concepire il manufacturing e coinvolge anche esperti del settore delle tecnologie, della comunicazione e della ricerca.

La Tecnologia, parlando del settore ceramico in particolare, assume un ruolo prioritario nella gestione dei complessi cicli industriali, dalla pressatura allo stoccaggio, dall’uscita dal forno alla decorazione, dal controllo qualità alla movimentazione del prodotto finito. La Produzione interagisce continuamente con il mercato grazie ad un massiccio utilizzo della Rete e Analisi dei Big Data in tempo reale. La lettura rapida dei dati determina le modifiche on line della produzione.

Non si tratta più di avere singole macchine innovative di per sé ma di interconnettere i processi dentro e fuori la fabbrica. Un percorso in cui il primo gap da colmare è sulle competenze umane: diventa fondamentale investire sulla formazione tecnica dei giovani e sulla formazione continua degli addetti. 

Non ci si può permettere il rischio di avere i “robot” in fabbrica ma nessuno che li sappia gestire!

Le nuove tecnologie italiane per la ceramica (forni, presse, decoratrici) garantiscono riduzione dei consumi del 30% ed un aumento dell’efficienza di oltre il 25%; con ulteriori investimenti su sensoristica, software, IoT e visione artificiale (INDUSTRIA 4.0) si possono incrementare di un ulteriore 15% sia efficienza degli impianti sia profitti aziendali.

Le grandi lastre protagoniste della rivoluzione 4.0 del settore

L’elemento trainante dell’innovazione in senso digitale del settore ceramico è identificabile nel boom delle grandi lastre infatti, dopo gli anni della decorazione digitale che ha rivoluzionato l'intero processo di colorazione della piastrella, ora l’elemento di novità è la lastra oversize. 

L’affermazione delle superfici ceramiche di grande e grandissima dimensione per l'architettura è veramente inarrestabile. Negli ultimi anni, le produzioni si sono indirizzate via via verso formati sempre maggiori tanto che le piastrelle 60x60, 80x80 o anche 90x90 cm sono ormai uno standard e, spesso, il 60x60 cm rappresenta già il “formato minimo” nella gamma offerta.
Una vera rivoluzione rispetto a solo dieci anni fa, quando il 30x30 cm assorbiva ancora il 42% della produzione italiana, contro appena un 5% rappresentato dai 60x60 e 90x90 cm.

Negli ultimi due anni non meno di dieci gruppi e aziende ceramiche di prima fascia sono entrate, in diversi momenti e con diverse modalità, nel settore delle grandi lastre proponendo superfici sempre più ampie, ormai vicine ai 3 metri e mezzo di lunghezza, in spessori da 3,5 millimetri o più, che vengono poi presentate intere o tagliate secondo necessità.
È stata System Lamina nel 2002  ad inaugurare la storia, tutta italiana, dello sviluppo impiantistico per la produzione di grandi lastre: la prima tecnologia di formatura, alternativa alla pressatura tradizionale, sviluppata per produrre superfici da 1x3 metri con spessore 3 mm.

Ma solo una combinazione di fattori, come appunto la possibilità di decorarle digitalmente, l'installazione di linee di taglio e rettifica all'interno degli stabilimenti e le semplificazioni nella movimentazione garantite dall'informatizzazione degli stabilimenti, in altre parole gli investimenti relativi alla Fabbrica 4.0, hanno reso questa produzione più gestibile consentendole letteralmente di esplodere. 

Le superfici delle lastre in gres porcellanato hanno elevate performance tecniche ed estetiche nonostante le dimensioni straordinarie. Sono leggere grazie allo spessore di soli 6 mm ed esteticamente fuori dal comune.
Predilette da progettisti e committenti proprio per la resa estetica effetto “pavimentazione continua”, quasi senza fughe, ma anche per gli straordinari effetti pietra, metal, resina... 

Le grandi lastre presentano però delle criticità per i produttori e per i posatori.

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Criticità legate alle grandi lastre: dimensione impianti

Gli impianti per le grandi lastre, oltre a necessitare di tecnologie estremamente  innovative, richiedono metrature tre volte quelli tradizionali.
Per la prima volta emerge un problema di carenza di spazi industriali nella cosiddetta  tile valley che unisce Maranello a Scandiano, dove si concentra  l’80% della produzione italiana di piastrelle.

«Chi vuole partire da zero con un nuovo stabilimento o un magazzino industriale spazio qui non ne trova più. Chi sta investendo, penso ai due nuovi impianti di Florim o a quello di Marazzi o al nuovo sito di System Logistics a Fiorano, aveva aree di proprietà. Sono molti i capannoni in disuso sotto i 3mila metri quadrati, ma non sono utilizzabili per i nuovi investimenti», commenta Claudio Pistoni, sindaco di Sassuolo, la città-distretto dove la ceramica dà lavoro a 15mila occupati. 

Insomma il nuovo trend ceramico riporta in auge il tema della delocalizzazione produttiva fuori dal distretto vista la carenza di aree industriali e logistiche adeguate ai nuovi, mastodontici impianti.

Criticità legate alle grandi lastre: la posa in opera

I grandi formati sono sempre più richiesti ma come si posano?

La norma UNI 11493 definisce piastrelle di grandi dimensioni quelle di formato superiore al 60x60 e, successivamente, parla di "grandi lastre sottili" indicando, più o meno, tecniche di posa simili a quelle che vengono utilizzate per l'incollaggio delle piastrelle "standard".

Ma, quando le dimensioni arrivano addirittura 100x300 o 120x240 le lastre non possono essere assimilate a piastrelle di formato tipo 75x75 e  le modalità di posa cambiano completamente, per questo occorrerebbe definire una nuova norma Uni, o un’integrazione, che tratti esplicitamente le modalità di posa di queste lastre oversize.

La difficoltà maggiore consiste ovviamente nella movimentazione della lastra e nel loro taglio (o foratura) che è completamente differente da quanto fatto finora con le normali piastrelle ed è molto più simile alla procedura adottata per le lastre in vetro.
Tanto che l’architetto, di fronte alla proposta di posare la grande lastra, spesso si trova di fronte posatori che cercano di dissuaderlo  in quanto, secondo loro, “diventa difficoltoso forare la lastra per le predisposizioni elettriche e/o idriche poiché si rischia la rottura di un elemento che rappresenta l’intero rivestimento con conseguente forte perdita economica…”  

Insomma diventa assolutamente fondamentale la formazione: non ci si può improvvisare posatori di grandi lastre!

Le associazioni del settore stanno cercando di colmare il “gap” normativo mettendo in atto strategie per la formazione (corsi, manuali dedicati alle grandi lastre …) vedi  ad esempio ASSOPOSA  

E la rivoluzione grande lastra continua …