Territorio
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Caro Ministro De Micheli, occorre dare più importanza ai Tecnici al MIT e sul Territorio

Lettera di Andrea Dari al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli

Paola De MicheliGentile Ministro,

i nodi di tante “leggerezze” compiute nel passato, non solo recente, vengono al pettine.

Potrei parlare dell’acqua alta di Venezia, e di MOSE ancora colpevolmente incompiuto, potrei parlare di versanti che franano trascinando con se le infrastrutture, perchè quando queste sono state progettate si è forse trascurato l’aspetto geologico e geotecnico del contesto, potrei parlarle di ponti che cadono o che vengono chiusi perchè per anni ci si è concentrati solo sulla loro costruzione e poco sulla loro manutenzione. Ci troviamo così oggi con una situazione delle opere idrauliche infrastrutturali a dir poco drammatica, perchè non solo abbiamo un livello di opere iniziate e incompiute da record, ma abbiamo anche un problema di manutenzione con costi così elevati, che la domanda che forse ci troveremo a dovere affrontare nel futuro prossimo non sarà quale ponte costruiamo ma quale chiudiamo per superati i limiti di sicurezza.

Quali soluzioni per un problema così difficile e, al tempo stesso, inderogabile ?

Difficile per chiunque individuarle.

Possiamo però definire alcuni principi.

Partiamo dalla digitalizzazione delle costruzioni

Durante l’evento mondiale di Bentley a Singapore è stato ricordato che una gestione digitale delle costruzioni, dall’individuazione dell’idea alla gestione finale dell’opera porta a una riduzione superiore al 30%. Attenzione, gestione digitale non significa mettere qualche sensore a caso nei ponti. Il discorso è molto più ampio e complesso, e ovviamente parte per prima cosa dalle persone.
Il primo passo quindi da compiere è quello di avviare una digitalizzazione del MIT e degli uffici territoriali e degli uffici tecnici della PA, con una grande piano di formazione e integrazione delle competenze. Vorrei evidenziare due pericoli che a mio parere vanno evitati in questo processo: mettere la digitalizzazione in mano ai consulenti e muoversi in ordine sparso. Sul primo punto è mio parere che sia necessario che siano le persone della PA a dover essere digitalizzate: i consulenti possono dare un contributo importante sul percorso di formazione e organizzazione. Sul secondo punto come scrissi già più volte è necessario creare una task force centrale che sulla base di un’esperienza concreta e reale già acquisita possa poi occuparsi del piano di diffusione della conoscenza. Altrimenti il rischio è quello di avere una PA con molte velocità e molti livelli di digitalizzazione. Attenzione nelle costruzioni private la digitalizzazione sta correndo, i progettisti lavorano in BIM, i fornitori stanno costruendo i loro cataloghi, le macchine movimento terra già lavorano in modo digitalizzato … se non da uno strappo alla corda il rischio è che siano i LLPP a rimanere “vetusti”.

Occorre poi un piano strategico sulla manutenzione

Perché strategico ? perchè con lo stato attuale delle infrastrutture occorre capire da dove partire, per evitare che alla prossima alluvione o terremoto l’Italia possa ritrovarsi spezzata in più parti. Presso il Consiglio Superiore dei LLPP si è lavorato di recente a un documento sui ponti, che dovrebbe uscire in questi giorni. Ma noi tutti sappiamo che questi documenti diventano utili solo se applicati. Ma in Italia capita spesso che dalla loro pubblicazione al loro utilizzo spesso vi sia un confine, quello della burocrazia politica, che purtroppo a volte è invalicabile per mesi, anni e, purtroppo, anche per sempre. Si pensi al documento sul SismaBonus, rimasto nei cassetti del Ministero per molti, troppi mesi. Si pensi alla commissione di monitoraggio sull’applicazione del BIM, ancora non nominata. Si pensi al documento di collegamento tra NTC ed Eurocodici, perso nel mare della burocrazia nazionale e internazionale in attesa di una sua generale approvazione.

Ecco perchè per mettere in atto questi documenti, per redigere le norme di legge collegate, occorre un maggiore impiego di tecnici.

Ministro, attenzione però. 

Sto parlando di tecnici del mondo tecnico, ovvero ingegneri, architetti, … non tecnici perchè non di nomina politica.

Se lei prende tutte le ultime versioni delle norme inerenti le costruzioni vedrà che si occupano più di controlli e cavilli piuttosto che di essere degli strumenti per costruire bene e in tempi certi. Legga i nomi delle commissioni: vedrà che ci sono tanti avvocati e amministrativi ma pochi tecnici, a volte nessuno.

E’ questo il problema.

Certo, non voglio in nessun modo creare una correlazione tra qualità di una persona e titolo di studio, ma evidenziare che il secondo non possa però non essere considerato un elemento non importante quando si richiede a una figura di svolgere una funzione tecnica. Per esempio, la progettazione strutturale di un ponte non credo possa essere che assegnata a un laureato in ingegneria civile, così come un’indagine geologica non possa essere che assegnata a un geologo. Ovviamente non basta la Laurea. Ho infatti parlato di competenza, e la competenza nasce da due caratteristiche: la conoscenza e l’esperienza. Da sole non bastano. Un ingegnere che ha una ampissima conoscenza dei principi che riguardano la progettazione di un’opera, non potrà mai avere la competenza per progettarla se prima non avrà sviluppato una sufficiente esperienza sull’argomento. E viceversa.

Il suo Ministero, nei ruoli centrali e sul territorio, non può fare a meno dei tecnici.

All’interno del suo Ministero c’è un’istituzione che ha oltre 150 anni, il Consiglio Superiore dei LLPP, che con il suo servizio Tecnico Centrale è uno dei capisaldi della nostra cultura tecnica e produzione normativa. 

Lo valorizzi, gli riconosca il ruolo tecnico che merita.

Lo coinvolga in modo maggiore nel governo sugli aspetti tecnici evitando di creare, come è stato fatto nel passato inutili Strutture di Missione.

Ne favorisca l’aggiornamento con una riorganizzazione che tenga conto del percorso inderogabile verso la digitalizzazione rispettandone, al tempo stesso, quei principi che ne hanno permesso la sopravvivenza e il mantenimento del ruolo anche in periodi molto complessi, come ai tempi di tangentopoli.

Lo metta al centro della formazione dei tecnici delle PA del territorio, mettendogli a disposizione quelle risorse che gli consentano di crescere.

Oggi una struttura di pochissime persone deve controllare centinaia di laboratori, centri di trasformazione, impianti produttivi ... deve emettere pareri importanti ... controllare la realizzazione di opere fondamentali ... produrre norme da cui dipende spesso la sicurezza del cittadino.

E, Ministro, si ribelli a un sistema che negli ultimi anni ha portato le norme più ad essere uno strumento della magistratura che di stimolo e regolamentazione alla migliore realizzazione delle opere: meno avvocati e più ingegneri e architetti.

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