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Irap dell'Ingegnere, quando si paga e quando no: autonoma organizzazione e attività non minimale le discriminanti

Cassazione: l'imposta d'impresa per l'ingegnere scatta se i compensi a terzi sono stabili, specialistici e "trascendono" la capacità del professionista committente

Irap del professionista: la Cassazione delimita il pagamento

Quando scatta l'Irap (imposta d'impresa) per l'ingegnere libero professionista e quando invece c'è l'esenzione da tale tributo? A questa, secolare domanda, risponde dettagliatamente la recente ordinanza 7409/2019 dello scorso 15 marzo della Corte di Cassazione, che fa il punto sull'autonoma organizzazione e l'attività che discriminano poi la legittimità dell'imposta.

Irap dell'ingegnere: le discriminanti ai raggi x

Nel 'nostro caso', un ingegnere aveva chiesto all'erario la restituzione dell'Irap versata in tutti quattro anni tra il 2006 e il 2009. Dopo aver ricevuto un primo rifiuto dalla Commissione tributaria provinciale e dopo un secondo rifiuto, quasi identico, da parte della Commissione tributaria regionale, il professionista ha presentato appello in Cassazione.

L'oggetto del contendere, quindi, è l'esenzione dell'Irap a carico del professionista. Secondo la CTR, in tre anni su quattro (con esclusione del solo 2009) "l'esposizione in dichiarazione di ricorrenti compensi ad altri professionisti sarebbe indiscusso indice di autonoma organizzazione che supera i limiti minimali tollerati per l'esenzione dall'imposta che, viene ricordato, ha carattere reale e colpisce non il reddito bensì il valore aggiunto prodotto da attività autonomamente organizzate, la cui prova di esistenza è circostanza di mero fatto rimessa al giudice di merito, secondo l'insegnamento della consulta".

Secondo l'ingegnere, i compensi sono stati corrisposti a professionisti liberi e autonomi che "proprio per l'autonomia che li caratterizza non possono essere considerati collaboratori o componenti di una organizzazione strutturata, capace di produrre ricchezza, il cui valore aggiunto è colpito dall'imposta". E quindi?

Per la Cassazione l'entità dei compensi corrisposti, se supera un certo limite, rappresenta un elemento che segnala il superamento, nella sostanza, di quella "struttura organizzativa minima" formalmente esente dall'imposta. Non solo: è rilevante sia la stabilità dei compensi, sia la qualità, nel senso che tali compensi vengono corrisposti a fronte di prestazioni qualificate e specialistiche.

Irap: i compensi a terzi rilevano anche se non sono corrisposti a dipendenti subordinati

Tutto questo porta alla conclusione che tali contributi professionali rappresentino un "apporto che trascende la capacità del contribuente, senza il quale non sarebbe in grado di rendere, a sua volta la prestazione richiesta o la renderebbe in tempi più lunghi o quantità limitata". In definitiva: i compensi a terzi rilevano anche se non sono corrisposti a dipendenti subordinati, poiché "sono indice del superamento della struttura organizzativa minimale anche quando sono corrisposti a terzi professionisti".

Nel caso specifico, gli ermellini concordano sulla valutazione dei giudici tributari sul fatto che "i compensi erogati a terzi (professionisti o meno) per gli anni 2006,2007 e 2008 siano in misura tale da far presumere necessario il loro apparato per l'attività del contribuente, senza i quali non avrebbe potuto svolgersi o non avrebbe potuto sciogliere in quella determinata maniera". 

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