Semplificazione
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Oltre Legalità e Semplificazione: contro le Retoriche del Cambiamento

Riflessioni del prof. Angelo Luigi Camillo Ciribini (DICATAM, Università degli Studi di Brescia e CCLM) in merito al seminario, dedicato al Codice dei Contratti Pubblici, che il Centro Interateneo CCLM (tra PoliMi, UniBs e UniMi) ha organizzato il 29 Giugno 2018 scorso.

Il seminario, dedicato al Codice dei Contratti Pubblici, che il Centro Interateneo CCLM (tra PoliMi, UniBs e UniMi) ha organizzato, il 29 Giugno 2018, avendo come anfitrioni il Magnifico Rettore Ferruccio Resta e il Chiarissimo Direttore del Dipartimento ABC Stefano Della Torre, godendo dell’onore di ospitare il Presidente di ANAC, Raffaele Cantone, e la Consigliera della Autorità medesima, Nicoletta Parisi, è stato indubbiamente una occasione rara e preziosa di riflessione sulle prospettive del Settore e del Mercato.

L’evento era legato a una convenzione che l’ANAC ha recentemente sottoscritto con il CCLM.

Senza pretendere di riportare correttamente ed esaustivamente il pensiero espresso dagli illustri relatori, mi sia consentito di proporre alcune considerazioni strettamente personali.
Il Codice dei Contratti Pubblici, il cui rapporto con le Direttive Comunitarie è assai stretto, deve essere considerato quale atto fondamentale di politica industriale connesso alla riforma (anche digitale) della amministrazione pubblica, a favore di una necessaria riconfigurazione della Domanda e dell’Offerta.
Per questa ragione, evitando di fare ricorso a termini ambigui, se non persino vuoti, quali «legalità» e «semplificazione», occorre avviare una riflessione aperta, onesta e disincantata sullo stato attuale e prospettico della committenza pubblica e degli operatori privati.
La riscrittura, ci si augura parziale e selettiva, del Codice e degli atti da esso derivati, anche inediti rispetto alla tradizione legislativa, ormai unanimemente giudicata inevitabile, dovrebbe essere, infine, colta come l’occasione per condividere una seria politica industriale tra Domanda e Offerta, da accompagnarsi a una visione, a una strategia che vada oltre le retoriche e i luoghi comuni di una innovazione che, molto spesso, si evoca al solo fine di esorcizzarla.
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È evidente, infatti, che, nell’ottica del recupero di attrattività, di reputazione, di produttività del comparto, logiche di aggregazione ed economie di conoscenza rispettivamente della committenza pubblica e della professionalità e imprenditorialità private siano fondamentali.
È palese che agilità, circolarità, digitalizzazione, resilienza, sostenibilità, e quant’altro, debbano essere considerate in una cornice critica, di esse debba essere misurato il potenziale eversivo di snaturamento delle identità e dei prodotti.
La digitalizzazione delle pratiche di produzione manifatturiera associate all’assemblaggio cantieristico può, ad esempio, entro una oggi tanto evocata «Piattaforma», agire positivamente sulla catena del valore, ma di fatto conduce a una riduzione della catena di fornitura, mettendo letteralmente fuori gioco alcune categorie di progettisti, di distributori e di costruttori: sinanco di manutentori.
E lo stesso Off Site, una volta IoTed, può causare uno slittamento contrattuale dal prodotto al servizio, totalmente estranea agli attori del «tangibile».
Ecco, dunque, che nessuna semplificazione può essere praticabile in un contesto in cui non ci si renda conto sino in fondo dei portati dell’innovazione, dei significati ultimi che, tra gli altri, la Quarta Rivoluzione (non solo) Industriale comporta, innovazione che, in realtà, si vorrebbe addomesticare in conservazione, sia pure incrementale o temperata.
Prima ancora, perciò, di porre mano al Codice, di reclamarne la rivisitazione o la soppressione (o il ripristino) di contenuti, sarebbe bene che le rappresentanze della Domanda e dell’Offerta si interrogassero alla radice sulle proprie reali intenzioni, sui cambiamenti che i propri rappresentati, nelle loro complesse articolazioni, siano disposti ad accettare.
Al momento, è davvero difficile rintracciare una unità della filiera, un vero e proprio sistema delle costruzioni; è, invece, assai agevole trovare continui micro-conflitti di appartenenza o alleanze estemporanee di carattere, in parte, opportunistico, così come lo sono state prese di posizione sul Codice di volta in volta contraddittorie colle precedenti nel corso degli anni.
Ciò che l’Accademia può e deve fare è creare lo spazio critico della riflessione e dell’operatività, affinché il Codice stesso non ritorni a essere il semplice luogo delle mediazioni e delle ricomposizioni, conflittuali e cangianti, di interessi pur legittimi, bensì continui, ancora più intensamente, a essere luogo di politica industriale, di forte visione del futuro del Paese, di convergenza degli interessi nazionali.
Occorre aiutare le migliori committenze, i migliori progettisti, i migliori produttori, i migliori costruttori, i migliori distributori a difendersi dai propri concorrenti sleali o illeciti.
Occorre aiutare gli attori di Domanda e di Offerta a comprendere che senza una comprensione dei fenomeni digitali rimarranno, nel medio periodo, mere pedine giocate da altri attori, inediti, che uniscono cultura dell’industria e cultura del dato, aiutarli a dialogare con i Newcomer, per la Rigenerazione Urbana, per la Smart Land, per la Green Infrastructure.
Tutto questo appare, tuttavia, impensabile senza una opera di verità, di disvelamento di molte retoriche: a iniziare da quelle relative al 4.0.
A meno di non essere davvero anime belle, sappiamo che il cambiamento autentico passa attraverso una disamina spietata delle vecchie e della nuova razionalità (che, come dimostrano collaborazione tra soggetti e condivisione dei dati, secondo gli antichi paradigmi, sembrerebbero assolutamente irrazionali), attraverso una valutazione spassionata delle condizioni che conducano a giochi a somma positiva.
È una questione sommamente «politica», nella accezione della Τὰ πολιτικὰ aristotelica.

Il CCLM, a partire dalla formazione della Domanda Pubblica Digitale, intende agire proprie sulle leve della valorizzazione del Sistema delle Costruzioni, a patto che questi dismetta vesti nostalgiche e non imputi solo a cause esogene le proprie crisi strutturali.

Il contrasto alla corruzione è sinonimo di efficientamento del mercato domestico e della valorizzazione dei suoi protagonisti sui mercati internazionali.
Questo è l’interesse nazionale, non la demonizzazione né la criminalizzazione di alcuno.